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Published on Novembre 18th, 2004 | by Redazione MG News

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Pmi, un rischio dalle norme UE

Per le Pmi si cambia. A fine anno entra infatti in vigore la normativa Ue che stabilisce i nuovi criteri di classificazione. Si tratta di un passaggio importante perchè la[…] Per le Pmi si cambia. A fine anno entra infatti in vigore la normativa Ue che stabilisce i nuovi criteri di classificazione. Si tratta di un passaggio importante perchè la griglia regola anche l’accesso alle leggi di agevolazione industriale. Ma non tutto procede per il meglio. In Confindustria dicono di avere
numerose riserve su questa raccomandazione specialmente per quanto riguarda la definizione di aziende collegate che, per il nostro Paese, rischia solo di creare confusione e contrasti interpretativi.
Ma c’é un altro elemento, forse più preoccupante ancora. Il nostro Paese non solo é in ritardo nel recepire la normativa europea, ma non ha nemmeno aperto un tavolo con i rappresentanti delle Pmi per discutere il tema.
Anche se la vecchia classificazione, risalente al 1996, non ha mai creato problemi, la Ue ha deciso di cambiare. Gli elementi chiave non riguardano tanto l’innalzamento di alcuni parametri finanziari, quanto l’introduzione di una nuova tipologia e, soprattutto, drastiche modifiche per definire l’indipendenza o meno dei singoli operatori. Vediamo le definizioni.
Si é una piccola azienda quando, con meno di 50 addetti, il fatturato non supera i 10 milioni di euro.
Si diventa una società di medie dimensioni fino a 250 dipendenti purchè il giro d’affari sia inferiore ai 50 milioni di euro.
La novità é rappresentata dalla microimpresa, cioé un’organizzazione con meno di 10 addetti e un business che non superi i 2 milioni di euro.
Mentre in passato un’azienda veniva considerata indipendente a meno che il 25% del capitale fosse controllato da un altro gruppo, adesso la normativa é diventata molto più complessa. Vengono
infatti introdotti i concetti di collegamento e di partner, elementi che qualora non fossero corretti nel recepimento della normativa nazionale, creerebbero problemi. Ma non basta.
Tra il bianco e il nero delle grandi società e delle esiste il sistema grigio della media azienda tendente al grande. Si tratta di gruppi con più di 250 persone e un business superiore ai 50 milioni di euro. Cioé quel tipo di struttura sulla quale realisticamente il Paese può contare per lo sviluppo e la competizione su scala continentale.
Se teniamo conto che in Italia esiste un universo di 3,5 milioni di Pmi, le società con un numero di addetti compresi tra i 250 e i mille, si possono stimare in 1.200-1.900. E’ un segmento sul quale scommettere per l’innovazione e lo sviluppo. In questa fascia i singoli non hanno una forza sufficiente per muoversi da soli e non c’é una rappresentanza specifica. Bisognerà trovare dei correttivi.


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