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Published on Giugno 20th, 2006 | by Redazione MG News

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L’Italia arranca in Informatica e Telecomunicazioni

L’informatica in Italia ristagna. La crescita del comparto è ancora troppo bassa rispetto al resto d’Europa. “In Italia assistiamo ad una stagnazione generalizzata della domanda d’innovazione, che registra anche veri e propri crolli settoriali, con conseguenti difficoltà competitive per l’intera economia. La crescita limitata dell’IT in Italia rappresenta una situazione di profonda preoccupazione, in controtendenza con i nuovi trend della ripresa mondiale, che vedono l’innovazione tecnologica e le infrastrutture Ict al centro di ogni strategia di crescita economica”.
Non usa perifrasi Ennio Lucarelli, Presidente di Aitech-Assinform (l’associazione di Confindustria che riunisce le principali imprese informatiche in Italia) che ha denunciato a Milano i problemi alla base della crisi del settore, evidenziata dai dati sull’andamento del mercato nazionale dell’informatica e delle telecomunicazioni, nell’incontro in cui sono state diffuse alcune anticipazioni del Rapporto Assinform 2006, presto consultabile anche on line.
Le cifre parlano chiaro: il volume del fatturato prodotto nel 2005 dal mercato aggregato (informatica + telecomunicazioni) in Italia è stato di 62.611 milioni di euro (+ 2,3 % rispetto all’anno precedente) pari a quasi due punti in meno rispetto al mercato europeo e quattro in meno rispetto a quello mondiale. Ancora più profondo è il ritardo che scontano i servizi informatici rispetto ai paesi nostri diretti concorrenti: 0,9% di crescita (2004 /2005) contro una media europea del 3,5% con punte fino al 6% in Spagna. Analizzando la domanda It emerge ancor più chiaramente la gravità del fenomeno: l’economia italiana, tra settori produttivi e pubblica amministrazione, disinveste in innovazione. Se le grandi imprese, a fine 2005, si erano alimentate di servizi informatici, facendo registrare un debole +0,9%, la domanda delle piccole imprese ha subito un calo dell’1,4%, (in continuità negativa con il –3,3% dell’anno precedente), parzialmente controbilanciata dall’andamento delle medie imprese, che si è attestato a un migliore +1,7%. Nel contempo si è verificata una contrazione dell’1% della spesa informatica delle Amministrazioni centrali (ancor peggiori i dati di bilancio 2006, che nella Legge Finanziaria prevedono una contrazione della spesa informatica del 35%). Un discorso a parte merita il fenomeno che sta investendo le amministrazioni pubbliche locali che stanno ricorrendo sempre più spesso a servizi informatici interni e ad infrastrutture di telecomunicazioni e a società costituite ad hoc da parte di Regioni, Province, Comuni, aziende municipalizzate. Alla crescita della domanda pubblica da parte degli enti locali (+3,4%) nel 2005 è corrisposta una ancor maggiore crescita dell’offerta di servizi Ict da parte delle società pubbliche (4,3%), pari al 40% dell’IT nella PA Locale. Non si può, quindi, che concordare con il Presidente di Confindustria Montezemolo quando denuncia, vedi l’intervento tenuto a Vincenza, il fenomeno degenerativo per cui “invece di liberalizzare il mercato, si allarga la concorrenza sleale di chi opera in regimi protetti con i soldi dei cittadini, sottraendo spazi vitali per iniziative veramente imprenditoriali”. Per migliorare la governance dell’It “sarà necessario avviare – prosegue Lucarelli – delle riforme strutturali per una politica tesa a creare condizioni di maggior concorrenza e competitività nel nostro Paese. Come già si sta verificando in altri paesi quali Francia, Gran Bretagna o Irlanda, la crescita di una domanda qualificata di infrastrutture e servizi innovativi va considerata uno dei più importanti strumenti di modernizzazione e di ripresa di competitività del Paese. Una domanda qualificata in innovazione porterà i produttori a studiare nuovi prodotti e servizi, capaci di offrire soluzioni altrettanto qualificate per le specifiche esigenze italiane”.

Redazione SPAZIO IMPRESA


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