I protagonisti raccontano no image

Published on Luglio 27th, 2005 | by Redazione MG News

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Ma io scelgo l’italia per la ricerca

Norman Packard fisico americano di eccellenza, ci racconta la sua storia; in particolare come ha deciso, ad un certo punto della sua affermata carriera professionale, di lasciare gli USA per tentare l’avventura italiana, per costituire una società ad alto contenuto innovativo. Un’esperienza “controcorrente” che ci può insegnare qualcosa. Mi sono laureato in fisica, sviluppando una tesi sulla teoria del caos, alla Santa Cruz University in California, dopo una serie di esperienze di ricerca in facoltà americane ed europee, ho ricevuto l’incarico di Professore di fisica presso l’Università dell’Illinois.
Nella mia attività accademica, sviluppo in modo particolare i modelli di evoluzione dei sistemi complessi. Nel 1991 arriva una svolta nella mia carriera. Decido di fondare una società di analisi finanziaria, utilizzando metodi di studio evoluti mutuati dalla fisica. La società si sviluppa in modo robusto grazie ad accordi con primari istituti bancari come l’UBS.
Nel 2003 lascio la direzione della società finanziaria per tornare alla mia antica passione ovvero lo studio dei modelli di evoluzione, in particolar modo sviluppando quella branca della conoscenza moderna chiamata “vita artificiale”.E nata quindi l’idea di una nuova società chiamata Protolife. Sono arrivato in Europa ed in Italia in particolare per seguire un progetto di ricerca internazionale finanziato dalla UE chiamato PACE (Programmable artificial cell evolution). In particolare a Venezia c’è uno dei partner principali del progetto, l’Università ca’ Foscari, ed ha sede un Centro internazionale di ricerca sulle cellule artificiali che sono il cuore del progetto e del mio interesse come ricercatore ed imprenditore. Nella scelta di Venezia sono stato anche facilitato dall’amore verso questa città che condivido con mia moglie (che è italiana).
La Regione Veneto sta investendo sia a livello infrastrutturale che a livello di progetti di ricerca nel settore delle nano-tecnologie (il cui centro di riferimento è al parco scientifico-tecnologico VEGA, ndr) e quindi offre interessanti opportunità per la mia attività.
I motivi per i quali abbiamo considerato attraente il parco scientifico tecnologico sono fondamentalmente due: poter utilizzare una infrastruttura tecnologica esistente, come ad esempio microscopi elettronici molto potenti, che una PMI come la nostra non potrebbe permettersi in proprio. L’altra motivazione deriva dai contatti, dalle relazioni che si possono costruire con le altre realtà presenti al VEGA; pensiamo ad esempio al distretto delle Nanotecnologie ed anche al nascente centro per lo studio delle energie rinnovabili con particolare riferimento all’idrogeno.
Facendo un breve bilancio dei primi mesi di attività al Vega devo dire che non è facile ottenere la possibilità di espandersi come spazi, anche perché questi sono limitati; ma in linea di massima i nostri rapporti con la struttura sono stati ottimi.
Anche la comunità locale, ed in particolare il Comune di Venezia e l’ università Ca’ Foscari ci sono stati di aiuto sia per reperire soluzioni logistiche provvisorie e poi definitive sia per fornirci contatti e strutture per poter avviare l’attività.
Abbiamo invece problemi con i permessi di soggiorno per alcuni nostri collaboratori che oggi sono negli USA e vogliono venire a lavorare qui in Italia. La procedura per avere questi permessi per extracomunitari è lunghissima (stiamo aspettando da più di un anno). Si tratta di ricercatori di alto profilo che credo dovrebbero rappresentare anche un motivo di arricchimento per il vostro paese.
Io credo che l’Italia per attrarre competenze qualificate dall’estero dovrebbe in primo luogo rendere più agevole l’arrivo di ricercatori dall’estero, in particolare dagli USA, differenziando le procedure a seconda del profilo del richiedente e del motivo del suo ingresso. Io credo che bisognerebbe agevolare questi ingressi di lavoratori high-skilled dando loro una corsia preferenziale, altrimenti finiranno per andare a lavorare in altre strutture simili alla nostra in Gran Bretagna o Germania.

Chi ha orecchie per intendere, intenda….Good luck Norman!


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