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Published on Marzo 14th, 2005 | by Redazione MG News

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PROGETTI TERRITORIALI E INTERNAZIONALIZZAZIONE

Per vincere una gara al gran premio si deve avere un buon pilota e una buona macchina, Ferrari e Schumi ne sono il classico esempio di tutti i giorno, specie[…] Per vincere una gara al gran premio si deve avere un buon pilota e una buona macchina, Ferrari e Schumi ne sono il classico esempio di tutti i giorno, specie dopo le belle vittorie ed i grandi successi. Ecco, dietro un successo si cela sempre il capitano e la nave che egli dirige. I capitani d’industria e gli attrezzi per vincere? C’è necessità di internazionalizzazione? Ci sono spedizioni di imprenditori all’estero (specie nel vicino Est europeo (Bosnia, ecc…) dove molti hanno costituito un intero distretto industriale. Ideati e progettati, creato gli impianti con le aziende che iniziano ad aprire i battenti (già da anni). Questa è la realtà ad esempio di un’area, quella del nord est, avvolta nel continuo blocco burocratico e nel torpore indotto, specie in aree/zone quasi ‘post-industriali’ come quella veneziana. Ma non si esce soltanto dai confini nazionali, perpetrando la classica delocalizzazione produttiva e il trapianto di cellule ed industrie produttive ‘nostrane’ all’estero per abbassare i costi, altrimenti non si farebbe altro che ricorrere all’impoverimento interno di un’economia territoriale di riferimento come quella in esame che da un po’ di tempo si sta chiedendo cosa vuole diventare. E le risposte cominciano ad arrivare, o meglio, iniziano ad essere formulate e quel che è bene, vengono esplicitate dall’interno, senza maghi e guru internazionali che tentano di imporre idee non propriamente ‘contestuali’, diciamo così. Più volte fra queste pagine (web), ma non solo, si è fatto riferimento all’importanza della ricerca e dell’innovazione, uno dei chiodi fissi del presidente di Confindustria Montezemolo ma non solo, ed ecco che a Marghera (VE), un tempo fonte di occupazione e ricchezza come polo petrolchimico-industriale, si costituisce l’Hydrogen Park: quindi l’espressione di un passo verso innovazione, moderne infrastrutture, nuove imprese e nuova occupazione in settori ultra-avanzati. Ecco che non solo si deve far fronte alla globalizzazione ‘subendo’ la delocalizzazione selvaggia (ricordiamoci però che esiste anche la buona delocalizzazione), bensì cercando soprattutto le opportunità che arrivano da una migliore qualità dell’occupazione e della ricchezza di un territorio che si internazionalizza sempre più. L’Hydrogen Park avrà esiti e conseguenze sul territorio in senso positivo su diverse dimensioni: dalla produzione di un’energia elettrica più pulita alla circolazione dei ‘vaporetti’ ad idrogeno nonché altre applicazioni per il riscaldamento e l’illuminazione. Le tante cose che si devono fare si stanno confrontando con la grande attitudine di fare impresa da parte degli imprenditori i quali hanno il compito di dare, in uno scenario europeo, stimolo positivo alle istituzioni per far sì che dalle richieste si passi alle cose fatte (o in via di realizzazione). I territori italiani stanno facendo sistema, perlomeno al loro interno, con aggregazioni culturali e imprenditoriali, stimolati dalla coo-petition, dando fiducia ad un ‘modello’ di sviluppo in continua evoluzione ma che non rinnega i suoi fondamenti passati (e presenti). Serve infine mettere in discussione il vecchio concetto di economia chiusa (locale) e guardare al Sistema Europa il quale rappresenta la chiave per vincere la sfida attuale; un Sistema Europa fondato sul mercato di consumo più ampio e qualitativamente più avanzato al mondo.


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