Promozione made in italy no image

Published on Marzo 10th, 2005 | by Redazione MG News

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Rete e valorizzazione del locale

Non è da ieri che parliamo di distretti e nemmeno che ce li abbiamo in casa. L’individuazione e l’analisi dello sviluppo dei sistemi produttivi locali composti da piccole e medie[…] Non è da ieri che parliamo di distretti e nemmeno che ce li abbiamo in casa. L’individuazione e l’analisi dello sviluppo dei sistemi produttivi locali composti da piccole e medie aziende hanno formato un calderone composito e ricco di studi e ricerche che in Italia si è sviluppato da circa 20 anni. Questi studi hanno fatto sì che da un lato si metta in luce un processo di sviluppo imprenditoriale italiano diverso da quello delle economie anglosassoni e nipponiche; dall’altro di collegare in modo diretto lo sviluppo delle piccole e medie imprese alla caratteristica peculiare della loro territorialità. Lo sviluppo di tutti questi studi ha portato a rivedere anche la storia economica del nostro Paese letta e scritta non più solo con spunti importanti sulle grandi imprese o le grandi famiglie capitalistiche, ma anche e soprattutto con uno sguardo al grande ruolo delle piccole e medie imprese e dei sistemi territoriali a loro connaturati. Ne è emersa una geografia dello sviluppo economico nazionale e regionale più articolata territorialmente, settorialmente e per dimensioni di impresa (vedi la mappa dei distretti industriali in Italia – Fonte: Club dei Distretti Industriali). In questa storia, un ruolo particolare è stato attribuito alla formazione e allo sviluppo che hanno avuto i “distretti industriali” che hanno trovato una codificazione normativa a partire dalla legge 317 del 1991 e la legge 140/99. Tale codificazione non deve essere vista come una costituente di mera rigidità, ma una opportunità. Infatti, il distretto industriale è un oggetto dinamico, in profonda trasformazione nell’epoca che un po’ confusamente viene definita dalla “globalizzazione dell’economia”. Il distretto cambia i connotati, forse anche le caratteristiche fondamentali, i ruoli dei soggetti, si sviluppa, si trasforma e scompare. Alcuni elementi risultano essere di importanza vitale per lo sviluppo dei sistemi locali: il passaggio generazionale, la globalizzazione, la delocalizzazione. Si deve innanzitutto, quindi, far sì che si possa tramandare il patrimonio inscritto al sistema alle nuove generazioni; un patrimonio di conoscenze che non deve essere bloccato in un museo o in alcune biblioteche ma che diviene cultura viva e trasmessa efficacemente ed efficientemente, anche con l’aiuto delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Anche la globalizzazione sta ‘sconvolgendo’ numerosi distretti italiani. Per questo, è doveroso che lo Stato difenda il lavoro dei piccoli e dei brand che credono nel made in Italy, ma non dobbiamo pensare che un mero intervento legislativo sia sufficiente per governare un tale fenomeno inarrestabile. Le piccole realtà devono cambiare profondamente la loro cultura aziendale: possono posizionarsi su nicchie (ne hanno tutte le potenzialità) e devono imparare a fare gioco di squadra: senza alleanze si è destinati a soccombere, soprattutto in un mercato aperto e globalizzato in alcuni casi da certi grandi. Anche le imprese che delocalizzano possono essere incluse in tali ‘sistemi’: ogni impresa che desideri sottolineare un riferimento all’Italia e che realizza almeno una parte della sua produzione in Italia può essere considerata comunque una ‘facente parte’. In tal modo verrebbe incentivato il mantenimento di aree produttive e di patrimonio anche in chi ha scelto la delocalizzazione. Se parliamo di distretti e sistemi, in effetti, dovremmo comunque riconoscere che le imprese non dovrebbero perdere il contatto e il controllo diretto della produzione e del patrimonio locale di riferimento, pertanto uno slogan del tipo think in Italy and work abroad risulterebbe essere un po’ semplicistico e di corto respiro per la vita dei nostri distretti. C’è chi discute anche di internazionalizzazione dei distretti, e quindi una loro apertura consequenziale, ma comunque sempre con un riferimento concreto al sistema locale italiano in cui sono nati. Con questa piccola apertura si vuole solamente inquadrare un filone di ricerca e di sviluppo per tutti coloro che si ritrovano operanti, a diverso titolo e a svariati livelli, in una realtà economica e sociale che si riferisce a questo tipo di modello di sviluppo.


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