Tecnologie per l'impresa no image

Published on Febbraio 26th, 2007 | by Redazione MG News

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Broadcast yourself, una storia di successo – IIa parte

Recentemente You Tube si è trovato al centro di un curioso caso di contaminazione tra una forma spontaneistica e intimistica di comunicazione, quale il video blog, e un genere mediatico[…] Recentemente You Tube si è trovato al centro di un curioso caso di contaminazione tra una forma spontaneistica e intimistica di comunicazione, quale il video blog, e un genere mediatico assai meno ingenuo, il reality show.
Iniziata nel giugno 2006, la vicenda di “Lonelygirl15” ha solleticato la fantasia di milioni di utenti, che attendevano ansiosi i nuovi video-post di Bree (“Lonelygirl15” era il suo nick), un’adolescente americana costretta alla reclusione da due genitori fanatici religiosi; qualche mese dopo, a settembre, l’intera faccenda si è rivelata una bufala, montata ad arte per fini, manco a dirlo!, commerciali.
Ma andiamo con ordine. La giovane Bree raccontava attraverso i suoi piccoli filmati amatoriali, girati con la webcam nella sua stanza-prigione e a insaputa della famiglia, di essere costretta alla reclusione da una misteriosa setta religiosa, ricca di proibizioni e strani rituali; la stessa Bree usava talvolta accendere candele di fronte all’immagine del mistico inglese Aleister Crowley. L’unico amico di Bree era Daniel, che aveva accesso alla sua stanza e che ogni tanto riusciva anche a farla uscire di casa: sullo sfondo si profilava dunque una timida storiella adolescenziale, che aggiungeva pepe ad una vicenda già di per sé originale. Talmente originale che dopo qualche tempo qualcuno ha iniziato a farsi delle domande: possibile che una ragazzina digiuna di vita come Bree potesse essere in grado di girare filmati tanto sofisticati dal punto di vista tecnico? Alla fine si è scoperto che dietro alla storia di Bree c’erano dei professionisti dello spettacolo e la stessa Bree era un’attrice neozelandese di 19 anni, Jessica Rose.
Oggi alla vicenda di “Lonelygirl15” è dedicata una voce di Wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/Lonelygirl15), che analizza dettagliatamente la fiction individuandone i temi portanti e racconta, ad esempio, che Jessica Rose è stata ingaggiata niente di meno che dall’ONU per girare un video pubblicitario contro la povertà nel mondo.
La notizia di questo clamoroso fake ha ovviamente indispettito molti di coloro che si erano appassionati alla vicenda. Si pensava che la piccola, ingenua Bree avesse socchiuso la porta della sua cameretta per permetter al mondo di sbirciare nella sua vita di reclusa; invece si è scoperto che la disincantata Jessica Rose si muoveva su un set cinematografico, recitando la parte principale di una storia elaborata a tavolino.
Il punto su cui, a mio giudizio, vale la pena riflettere è che mentre accettiamo senza discutere (e ci appassiona perfino!) la realtà spettacolarizzata proposta in tv dai reality show e mettiamo in conto il fatto che i personaggi spiati dalle telecamere del Grande Fratello possano essere più reali del reale (cioé che fingano, alla fine dei conti…), ci stupiamo e ci risentiamo se Bree in realtà si chiama Jessica Rose.
Forse che associamo la finzione al mondo della televisione, ma non ci piace che Internet ci racconti le bugie?

Gloria Pericoli


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