Tecnologie per l'impresa no image

Published on Maggio 23rd, 2007 | by Redazione MG News

0

Il Polo dell’innovazione non abita a Nord Est

Enrico Bernardi, geniale studioso e inventore, è noto per aver elaborato diversi modelli di motore a scoppio all’Università di Padova alla fine dell’800. Fondò anche una società, la Società Italiana Bernardi, per la produzione e commercializzazione di automobili[…]

Ma la società non ebbe successo e Bernardi dopo aver incontrato Giovanni Agnelli cominciò a collaborare con la FIAT e a Torino finì anche per trasferirsi. L’industria italiana dell’auto è nata a Torino e lì è rimasta.

Il ricordo di Enrico Bernardi è lo spunto per l’osservazione di una serie di fenomeni che avvengono con riferimento al Veneto, al Nord Est e ad altre parti d’Italia.
Mi capita sempre più spesso di imbattermi in notizie di attività, iniziative e progetti che nascono in varie parti d’Italia e immediatamente di fare un confronto con quanto avviene, o non avviene, in Veneto.
“Politecnico Veneto. Università da buttare, meglio chiamare le università americane. Controllo dell’università da parte di altre istituzioni”. Questo il tipo di dibattito che si sente da queste parti. Fintanto però che qui si discute di questi temi gli altri fanno, realizzano. Quali altri? Non occorre andar troppo lontano o in America, basta andare nel Nord Ovest d’Italia.
Il triangolo Milano –Torino – Genova sta rinascendo. Ancora il vecchio triangolo industriale ma nella nuova economia della conoscenza.

“L’università diventa americana” è un titolo del Corriere della Sera del 7 maggio che riferisce di tre importanti iniziative di sviluppo della ricerca a Milano (Bovisa), a Torino (nuova cittadella della scienza) e a Genova (polo scientifico-tecnologico Erzelli).
Tre città capoluogo. Tre poli. Consistenti sinergie tra le città, le università, le imprese.
A Milano un Politecnico con forte proiezione internazionale. Una Fondazione Politecnico in crescita rapidissima con parecchi milioni di euro a disposizione. Autentica cerniera Università imprese, sviluppo di internazionalizzazione, creazione di nuove imprese, etc. complemento e rinforzo dell’istituzione universitaria.
A Torino, uno dei pochi nuovi distretti tecnologici che sembra funzionare bene, Torino Wireless.
A Genova, l’Istituto Italiano di Tecnologia, con unità di ricerca “satelliti” a Milano, Trieste, Pisa, Roma, Napoli e Lecce.

Veniamo al Nord Est. Due poli in Friuli (Trieste e Udine), due in Trentino Alto Adige (Trento e Bolzano). Sette province venete ribattezzate “le sette sorelle”. In totale almeno 9 poli, diversissimi e spesso conflittuali.
Solo in Veneto tre parchi scientifici-tecnologici e altri “poli tecnologici” in cantiere, per i quali si rispolverano le parole magiche di “rete” e di “fare sistema”. Sulla differenza tra denominazione e attività specifiche dei parchi scientifici occorrerebbe soffermarsi di più.
Il Sole 24 Ore ha iniziato un itinerario/percorso di scoperta intitolato “Le città illuminate”. Ha cominciato con Trento, è passato a Trieste. A quando una città del Veneto?
Città illuminate perché sono in grado di essere attraenti per attività di ricerca, dibattito, innovazione anche sul piano delle iniziative scientifiche e culturali. Vengono alla mente per esempio i numerosi “festival” che si organizzano in varie città, come quelli della scienza, a Genova, dell’economia, a Trento, della letteratura, a Mantova, della filosofia, a Modena, Roma ed in altre città, delle edizioni scientifiche a Trieste.
Città ed aree che possono essere misurate anche in termini di capacità di attrazione di imprese e talenti. Prendiamo il caso Microsoft. Microsoft investe in Italia e con chi fa accordi? Prima con l’Università di Trento, poi con il Politecnico di Torino e ha in programma di investire in altre tre città italiane. Qualche veneta tra queste?

A Lecce nasce un distretto delle nanotecnologie. Per la verità il titolo del Sole 24 Ore del 4 aprile è più secco: “Nasce a Lecce il distretto delle nanotecnologie”. C’è da pensare che abbia un futuro. Primo perché si poggia su un centro di ricerca avviato, il Nanotechnology National Laboratory, poi perché si avvale della partecipazione, con ruolo trainante, di alcune grandi imprese (ST Microelectronics, Avio, Engineering Ingegneria Informatica ed altre). Quanti distretti nanotech saranno possibili o plausibili in Italia? Ultima notizia. La stipula di un accordo triennale per creazione di una rete per l’innovazione tra Regioni Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna.
Dimenticavo c’è un’altra regione molto attiva nelle vicinanze.
In sintesi il Nord Est è più debole del Nord Ovest ma soprattutto il Veneto mi pare debole. Un po’ “ingessato” in un’epoca in cui bisogna essere flessibili, fare proposte nuove, avere voglia di leadership, voglia di essere primi in qualcosa, che significa proporre e realizzare progetti innovativi.
Ho l’impressione invece che si viva di passato, di allori e/o di ricchezza recentemente acquisita che non si trasforma però, o almeno raramente, in iniziative di rigenerazione di energie.

Una domanda: di quali nuove realizzazioni saremo fieri tra 4 o 5 anni?

Moreno Muffatto


About the Author



Torna su ↑