Analisi e ricerche di mercato

Published on Dicembre 4th, 2020 | by Redazione MG News

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Lezioni del Coronavirus – un nuovo modello di sviluppo

Vari studi dimostrano una possibile e probabile correlazione tra intensità di sviluppo economico e livelli di inquinamento con la diffusione del Coronavirus. Questo forse ci indica una strada per il futuro.

Che nel nostro modello attuale di sviluppo basato sullo sfruttamento intensivo delle risorse e del territorio, ci siano delle implicazioni gravemente negative sull’ambiente è un dato ormai accertato.
Che vi siano delle correlazioni provate tra livello di inquinamento (dell’aria) e incidenza di malattie dell’apparato cardio-circolatorio è altrettanto accertato.
Adesso sembra evidente che il Covid 19 colpisce maggiormente le aree del paese a maggior sviluppo economico ed industriale.

Un recentissimo studio condotto dalla Scuola di agraria dell’Università di Firenze e coordinato dal Prof. Agnoletti dimostra che, ancor più che la densità demografica, è la intensità di sviluppo economico che incide sulla diffusione del virus

La conclusione dello studio è lapidaria: il virus corre di più nei territori dove si registrano elevati input energetici dovuti alle attività industriali e agroindustriali.

Nel dettaglio l’Italia può essere divisa in due macroaree in base al modello di sviluppo: bassa e alta intensità. Nelle aree a bassa intensità, meno industrializzate e dove resistono sistemi di agricoltura più tradizionale (e si concentra il 68% delle superfici protette) ci si ammala quasi tre volte di meno: 108 casi ogni 100 km quadrati, rispetto alle aree più industrializzate e ad agricoltura intensiva, dove la media è di 286 casi ogni 100 km quadrati. Entrambi i valori si discostano diametralmente dalla media nazionale, di 145 casi ogni 100 km quadrati.

L’ area più colpita dal Covid 19 è la Pianura Padana. Ben il 70% dei casi si è sviluppato qui. E qui che si concentrano non solo le aree urbane più importanti ma anche gli insediamenti industriali significativi e le aree agricole a maggior intensità.
L’analisi dimostra che la densità di popolazione non è una variabile significativa per spiegare il fenomeno. Infatti secondo Agnoletti: “Le province con livelli più elevati di inquinamento e livelli più bassi di disoccupazione tendono ad essere maggiormente colpite dal Covid-19”.

Questa osservazione molto critica sul nostro modello di sviluppo apre però anche una prospettiva alternativa. Ovvero rivitalizzare le zone rurali e montane che rischiano in molti casi l’abbandono totale. Rivitalizzare vuol dire offrire ad esempio la possibilità di lavorare a distanza a persone che potrebbero evitare di assembrarsi in agglomerati urbani o industriali. Risparmiando in costi di abitazione e trasporto e guadagnandoci in salute.
Oppure favorire lo sviluppo di attività artigianali o agricole a bassa intensità di sfruttamento del territorio.
Questo ovviamente avere delle politiche di incentivazione allo spostamento verso queste aree di persone ed attività. Quindi servono incentivi economici ma anche servizi di livello come ad esempio connessioni a banda larga che spesso sono carenti proprio in quelle aree.

Anche in questo caso questa terribile pandemia ci offre però l’opportunità di ripensare il nostro sviluppo futuro, anche senza stravolgere necessariamente l’economia di mercato. Serve però sicuramente una politica economica pubblica che indirizzi lo sviluppo verso direzioni più compatibili con la salvaguardia dell’ambiente e della nostra salute.

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