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Published on Luglio 20th, 2023 | by Redazione MG News

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Dopo Mondo Convenienza Mondialpol lo sfruttamento continua

In un recente articolo avevamo elencato alcuni settori in Italia in cui è attivo lo sfruttamento dei lavoratori con paghe da fame e condizioni indegne. A quell’elenco va aggiunto a pieno titolo il settore della sorveglianza privata. Clamorosa la vicenda emersa che riguarda una della aziende più importanti: Mondialpol

Come è chiaro ormai a tutti coloro che hanno un po’ di cervello o non sono completamente in mala fede (come la maggior parte dei giornali dell’area destorsa) il problema dello sfruttamento del lavoro nella nostra società è molto grave e diffuso.
C’è il caso di attualità di Mondo Convenienza, ma in un recente passato ci ricordiamo delle battaglie contro Amazon per l’applicazione di contratti dignitosi. Oppure tutte le vicende legate ai Rider e al sistema di lavoro (basato sull’ IA) che li tratta e li muove come birilli, con condizioni economiche sotto la sopravvivenza.

Ma i casi sono decine, centinaia. Molti restano sotto traccia perchè i lavoratori hanno paura a parlare temendo il licenziamento. Ma vediamo cosa colpisce del caso Mondialpol e che la dice lunga sul precario equilibrio sociale su cui si muove una fascia crescente di lavoratori (si stimano attorno ai 3,5 milioni almeno).

  • In questo caso risulta del tutto evidente come l’applicazione di un contratto di settore non sia di nessuna garanzia sull’ adeguatezza del livello salariale. Infatti la soglia di 5,3 euro l’ora è “regolare” formalmente ma è chiaramente sotto ogni standard di decenza e nemmeno commisurata alla prestazione del servizio che comporta comunque livelli di rischio non adeguatamente compensati. Evidente la necessità di avere un salario minimo imposto per legge (come succede nella maggioranza dei paesi occidentali)
  • Le condizioni di lavoro che imponevano lavoro straordinario o notturno non retribuito come tale, mancanza di riposi compensativi, etc configurano un vero e proprio sfruttamento. Perpetrato non da piccole aziende agricole del sud o da cooperative di servizi fantasma, ma da un’azienda leader di settore con oltre 200 milioni di fatturato. Come poteva pensare di farla franca ? Evidentemente contava su un sistema di omertà che è stato però “bucato”
  • Per fortuna che le nostre leggi sul lavoro e sulla sua tutela sono di buon livello e sono applicate. In particolar modo in questo caso è stata applicata la legge 199 del 2016 sul contrasto del caporalato. Questa legge fra le varie disposizioni prevede la misura del controllo giudiziario. Significa che se sussistono condizioni particolarmente gravi di sfruttamento e prevaricazione dei lavoratori la magistratura interviene e commissaria di fatto l’azienda, sostituendosi al management per ripristinare condizioni di dignità per i lavoratori sfruttati. Nel contempo vengono indagati imprenditori e manager dell’azienda che per il reato contestato rischiano fino a 6 anni di reclusione.
  • Il ruolo della magistratura. Questo è uno dei tantissimi casi in cui la magistratura è costretta ad intervenire perchè sono venuti a mancare gli interventi degli attori sociali e politici che dovrebbero giocare un ruolo in queste circostanze. Sto parlando della politica che deve approvare il salario minimo al più presto (a questo proposito si veda il vergognoso tentativo di affossamento da parte del Governo e della maggioranza di una proposta di legge dell’opposizione).
    Ma anche dei sindacati che evidentemente in questo ambito sono latitanti se non addirittura assenti.

Dunque questa è l’ennesima dimostrazione che c’è molto marcio nel sistema capitalistico moderno. Che va radicalmente modificato, direi rivoluzionato. Per evitare di trovarci una classe di lavoratori poveri costretti a doppi tripli lavori o a condizioni di vita non dignitose per loro e per i loro figli. Mrginalizzati dalla società e impossibilitati a pagarsi servizi che lo Stato non riesce più ad assicurare (come ad esempio una sanità dignitosa).
Vanno puniti severamente questi imprenditori-schiavisti non solo penalmente ma soprattutto civilmente costringendoli a risarcire i danni morali e materiali inferti in anni e anni di sfruttamento dei lavoratori.

 

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