Tecnologie per l'impresa

Published on Marzo 15th, 2023 | by Redazione MG News

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La falsa questione elettrico SI elettrico NO

La questione tanto strombazzata e contrastata della fine dei motori endotermici imposta dalla Ue per il 2035 in realtà è una falsa questione.  Esperti, scienziati e manager avveduti sanno che la cosa è molto più complessa per essere affidata alle guerre tra politici.
Si discute moltissimo della decisione della Commissione Europea di imporre uno stop alla produzione di motori endotermici (a combustione interna, benzina e diesel tanto per intenderci) a partire dal 2035.
Questa decisione sta scatenando una vera e propria battaglia politica e ideologica che implica più o meno questa dicotomia:
Favorevoli alla direttiva: VOGLIONO LA TRANSIZIONE ECOLOGICA ma non tengono conto delle implicazioni OCCUPAZIONALI
Contrari alla direttiva: NON VOGLIONO LA TRANSIZIONE ECOLOGICA ma hanno a cuore l’ OCCUPAZIONE
Ci sono tutta una serie di considerazioni che rendono la questione nel tempo stesso più complessa e meno dirimente di quanto si vuol fa credere all’opinione pubblica:

  • In primis la tendenza all’aumento delle temperature del pianeta, con collegate conseguenze nefaste sul clima con lo stravolgimento dell’ equilibrio del pianeta, è di lungo periodo e non può essere capovolta nel giro di 10 anni nemmeno se azzerassimo DOMANI tutte le emissioni climalteranti
  • L’impatto in termini di riduzione complessiva delle emissioni è minimo se si considera che in realtà – anche se venisse approvata questa direttiva, il che è molto dubbio – la maggior parte del parco circolante nel 2035 rischia di essere ancora con motore convenzionale. In Europa ma soprattutto nel resto del mondo dove, a parte gli USA, ci sono livelli di emissione di CO2 derivanti dai motori termici molto superiori.
  • E’ già stato ampiamente dimostrato che fino a quando non ci sarà alimentazione elettrica proveniente IN TOTO da energie rinnovabili, l’impatto climalterante dell’auto elettrica è ancora importante
  • In ogni caso bisogna calcolare molto attentamente qual è l’impatto in termini di utilizzo di energia per la produzione dell’auto elettrica, soprattutto delle batterie. Che attualmente funzionano con materie prime altamente costose soprattutto in termini di estrazione dal suolo
  • Sempre sul fronte delle materie prime necessarie per produrre le batterie, con le attuali tecnologie, la Cina rischia di essere monopolista o quasi nella produzione (con costi significativamente più bassi del mondo occidentale). Questo definirebbe una dipendenza economica futura che sostituirebbe la dipendenza energetica attuale dalle fonti fossili e quindi dai Paesi produttori di petrolio e gas. Visto quello che è appena successo con la guerra Russia-Ucraina forse meglio non ripetere l’errore.
  • Vi sono delle alternative “ecologiche” già praticabili all’auto elettrica come ad esempio i cd E-fuels o biocarburanti. Si tratta di carburanti realizzati con materie prime di scarto o con il sequestro dell’anidride carbonica. Questi hanno la caratteristica di avere un impatto climalterante molto limitato soprattutto per il non utilizzo di materie prime fossili. Al momento la produzione di biocarburanti è limitata e viene utilizzata per i grandi motori endotermici come quelli delle navi o degli aerei. Ma è destinata ad aumentare nel breve-medio periodo. Anche perchè è possibile già realizzare questi combustibili in modo artificiale, con risultati pare molto buoni.
  • L’utilizzo di carburanti eco-compatibili avrebbe l’enorme vantaggio di essere utilizzabili anche dalle vetture attuali. Spingendo le case automobilistiche a ridurre ancora di più l’emissione di gas di scarico (sotto la soglia di 50 gr/km sembra un obiettivo realizzabile) e limitando l’impatto occupazionale derivante dal passaggio all’auto elettrica

A tutto questo si aggiunga la non trascurabile variabile delle scelte dei consumatori che in molti paesi – tra cui l’Italia – ancora non premiano l’auto elettrica. Vi è sicuramente un motivo economico, ma secondo me sotto c’è una questione culturale più profonda che riguarda molto l’Italia – ma non solo.
La questione riguarda il passaggio da una mobilità individuale spinta, dal concetto “One man one car”, al un concetto di mobilità condivisa.
Da un concetto di mobilità “hard” fatta di auto anche di alta cilindrata, ad un concetto di mobilità dolce fatta di bici, e-bike, monopattini, e pedibus.
Ci sono qui tanti cambiamenti che dovrebbero essere introdotti nella nostra società che riguardano la priorità alle piste ciclo-pedonali, la chiusura al traffico dei centri storici, la flessibilità negli orari di ingresso al lavoro e a scuola, l’introduzione sistematica e non emergenziale dello Smart Working.
Poi c’è la questione rilevante del trasporto su ruote che oggi monopolizza praticamente il panorama italiano (ma anche in molti altri paesi europei).
Servono scelte politiche lungimiranti e investimenti adeguati in tecnologie. Basti pensare al trasporto su rotaia, alla riattivazione delle vie d’acqua per i trasporti a corto-medio raggio. All’utilizzo di droni a basse emissioni per il trasporto di merci. E a tanto altro.
Poi una domanda (retorica) per finire: “Facciamo abbastanza per educare i nostri ragazzi alla sostenibilità ambientale?

 

 

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