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Published on Marzo 5th, 2024 | by Diffondi Libro

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Marco Pentolini presenta la silloge poetica “Lettere dall’Inferno Ea13”

Marco Pentolini presenta un’intima raccolta di poesie in cui mette in scena la sua morte metaforica, e senza filtri ci parla di argomenti molto sensibili come il suicidio, la depressione e le dipendenze. Un’opera malinconica, immersa in un baratro oscuro, in cui però si avverte il desiderio dell’autore di guardare in alto, nel tentativo di afferrare un esile raggio di luce. Il testo è disponibile anche in versione inglese (cartacea e digitale).

 “Lettere dall’Inferno Ea13” di Marco Pentolini è una silloge poetica in cui possiamo trovare liriche implacabili, a tratti brutali, attraverso le quali l’autore si mette a nudo e ci racconta della sua anima ferita e del suo rapporto con il dolore, che è diventato ormai parte integrante del suo essere. Con toccante onestà, il poeta ci sbatte in faccia il suo cuore e senza pietà lo seziona pezzo dopo pezzo, per riversare su di noi la storia della sua personale discesa all’Inferno. L’autore ha toccato il proverbiale fondo del baratro, e più di una volta: in queste poesie è contenuta la sofferenza che nasce dalla solitudine, la rabbia di non essere amato, l’amarezza di non essere compreso. Sono liriche struggenti, che raccontano dell’oscurità in cui è immersa l’esistenza dell’autore ma che parlano anche dei suoi tentativi di rinascita, dopo aver sperimentato la morte interiore: una condizione che torna ciclicamente a soffocargli il respiro, e ad annullare le sue energie vitali.

Marco Pentolini presenta delle poesie profondamente autobiografiche ed emotivamente impattanti, in cui non vi è alcuna censura ma piuttosto il desiderio di verità: egli non si nasconde e racconta dei suoi tormenti esistenziali, dei suoi tentativi di farla finita, delle visioni avute durante un lungo coma, dei ricoveri psichiatrici e dei modi autodistruttivi con cui ha cercato di alleviare il dolore. L’autore si condanna per gli errori commessi e cerca redenzione: un’espiazione che passa necessariamente attraverso la dimensione della poesia; scrittura come riparazione, quindi, come atto catartico – «Quante volte mi sono detto di smettere, che avrei dovuto bruciare tutto, strappare ogni singola pagina. Eppure non l’ho fatto, mi sono fidato della poesia. E lei alla fine mi ha salvato».

In una continua tensione tra vivere e morire, tra luce e oscurità, tra Dio e il Diavolo, “Lettere dall’Inferno Ea13” narra di un viaggio verso il baratro che si ipotizza di sola andata ma che invece, infine, rivela un’ulteriore tappa, questa volta ascensionale. La speranza di rinascita, sebbene lontana, illumina debolmente anche le poesie più dolenti, e ci ricorda quella frase contenuta nella canzone “Anthem” di Leonard Cohen: «There is a crack in everything. That’s how the light gets in» («C’è una crepa in ogni cosa. È da lì che entra la luce»). E allora anche Marco Pentolini, anima troppo sensibile in un mondo troppo arido, seppur pieno di crepe e dalle ali spezzate può essere ancora un ricettacolo di luce, può ancora aspirare al Paradiso perduto.

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