I protagonisti raccontano no image

Published on Novembre 26th, 2010 | by Redazione MG News

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Sviluppo sempre più Nanotech

Ogni tanto possiamo riportare un esempio di lungimiranza da parte della politica, soprattutto quando si allea con le migliori forze imprenditoriali e le migliori competenze scientifiche del territorio. E’ il caso del Distretto Veneto delle Nanotecnologie, nato circa 6 anni fa e che ha già raggiunto considerevoli risultati nel campo della ricerca applicata all’industria con riconoscimenti nazionali ed internazionali. Ne abbiamo parlato con Nicola Trevisan – AD di Veneto Nanotech.
 
D) A 6 anni dalla creazione di Veneto Nanotech, è possibile tracciare un bilancio dei maggiori risultati raggiunti ?
R) L’attività di ricerca del distretto è orientata al mercato in quanto è focalizzata su un rapido trasferimento di tecnologia verso il mondo delle imprese. Il time-to-market è normalmente inferiore ad 1 anno. Inoltre la nostra strumentazione è in grado di realizzare già delle pre-serie produttive. Quindi le aziende sono in grado di verificare immediatamente costo e fattibilità della nuova tecnologia. Questo ci ha permesso di intervenire con successo in molti settori maturi, dal tessile al meccanico, dallo sport system alla plastica. Siamo ormai a oltre 200 commesse private e si tratta di un trend in crescita, anno dopo anno. Con molte aziende si sono creati rapporti ricorrenti, una sorta di fidelizzazione. Ad esempio nel settore aeronautico abbiamo raggiunto dei risultati di eccellenza per quanto riguarda i materiali dei motori. Per renderli più resistenti e performanti. E stiamo travasando i risultati di questa ricerca su un settore completamente diverso come quello meccanico, molto maturo anche qui in Veneto che necessità di un salto competitivo. In particolare materiali per biciclette. Nel settore tessile abbiamo brevettato assieme ad un’azienda una macchina per il trattamento del filato. Abbiamo già diverse aziende venete del settore tessile interessate ad acquisire la nuova tecnologia che consente di trattare il filato in modo più veloce, saltando delle fasi e quindi riducendo i costi. Queste fasi “saltate” sono anche quelle più inquinanti quindi il beneficio per le aziende è anche di tipo ambientale. Per quanto riguarda le start-up ne abbiamo fatto partire una decina. Di queste 5 sono direttamente partecipate da Veneto Nanotech. Delle altre, 2 sono nate come spin-off di Nanofab che è il nostro laboratorio di ricerca (una nei beni culturali, l’altra nella meccanica). Queste aziende hanno bisogno di sostegno finanziario e per questo è nato il nuovo fondo di Veneto Sviluppo – dotato di 30 milioni di euro – che dovrebbe proprio entrare in partecipazione societaria nelle start-up tecnologiche.
D) Come si posiziona il Veneto a livello europeo nel campo delle nanotecnologie ? Quali sono i settori forti e con chi compete ?
R) 3 sono in Italia i distretti tecnologici sulle nanotecnologie nati sotto l’egida del MIUR. Il nostro, quello siciliano legato all’indotto di una grande azienda come ST Microelecronics e quello pugliese con sede a Lecce. Il nostro modello di business è diverso perché si collega ad un territorio dove l’imprenditorialità è molto diffusa e frammentata. Noi abbiamo deciso di fare un nostro laboratorio molto avanzato che possa sfruttare al meglio le competenze del mondo accademico e abbia una maggior vicinanza con il mondo industriale. I nostri ricercatori lavorano con un ottica molto meno “accademica” e molto più “produttiva”, legata cioè a progetti specifici, a risultati concreti. A livello europeo ci sono degli esempi di eccellenza con cui confrontarci. Ad esempio in Baviera ed in Francia ci sono 2 distretti sulle tecnologie molto ben strutturati. Quello francese in particolare gode di finanziamenti pubblici notevoli, nemmeno paragonabili con quelli nostri. In realtà con le altre realtà europee abbiamo collaborazioni più che competizione vera e propria. Il nostro vero settore di eccellenza qui nel Veneto è quello della ingegneria delle superfici, cioè del trattamento superficiale dei materiali con le nano-polveri. Per quanto riguarda alcune tecniche di deposizione come ad esempio il plasma per i tessuti ci viene riconosciuta una leadership a livello internazionale.
 
D) Come considera la partecipazione delle autorità locali (regionali) e centrali ai progetti del distretto ?
Il distretto non potrà mai completamente autofinanziarsi con la ricerca privata. I fondi pubblici sono quelli che servono per fare quella ricerca di base che porta i risultati necessari poi alla ricerca applicata al mondo delle imprese. Senza di quella i salti, le discontinuità tecnologiche non sono possibili. Si sopravvive ma non si cresce. Noi viviamo una grande incertezza soprattutto per quanto riguarda i piani del MIUR. Esiste una bozza di un piano nazionale della ricerca 2010-2012 ma a tutt’oggi non sappiamo se e come verrà finanziato. La Regione fa quello che può e speriamo che venga confermato il suo impegno anche per il 2011, nonostante le difficoltà finanziarie note.
D) Cosa si può fare di più in Italia – e nel Veneto in particolare – per supportare i Distretti tecnologici?
R) C’è una crescente partecipazione delle aziende venete ai bandi di ricerca, sia quelli a livello regionale che quelli comunitari. Ad esempio sull’ultimo bando POR della regione Veneto per il finanziamento di attività di ricerca scaduto a marzo 2010 – in tutti i settori – su 400 progetti presentati circa il 10% riguardava applicazioni di nano-tecnologie. E noi siamo partner – con singole aziende o con distretti – in quasi tutti questi progetti Forse un limite nella partecipazione delle nostre PMI alla ricerca sulle nanotecnologie è che si muovono solo a fronte di fondi pubblici. Servirebbe un maggior orientamento all’investimento sull’innovazione
D) Come se lo immagina il Distretto nanotech del prossimo futuro ?
R) Nel Distretto in questi anni sono stati investiti 70 milioni di euro – soprattutto da parte della Regione e del Ministero. Sono stati raggiunti risultati importanti sia sotto il profilo della ricerca che per quanto riguarda le ricadute tecnologiche sulle imprese. Sono state attivate collaborazioni di eccellenza con Università e centri internazionali di ricerca. 
Abbiamo fatto un piano strategico a 3, 5 e 10 anni che abbiamo presentato alla Regione. Tra i nostri obiettivi c’è quello di passare da una copertura finanziaria del tipo 40% privato – 60% pubblico ad una proporzione inversa. Sono particolarmente promettenti i rapporti internazionali. In particolare abbiamo già da un paio d’anni rapporti con una importante università giapponese (Shinsu University di Nagano, ndr). Questo ha dato origine sia a collaborazioni tra Distretti ma anche tra imprese e università. In particolare l’Università giapponese sta finanziando 2 importanti progetti di ricerca qui nel Veneto. Il primo sugli stress test per i nuovi aerei Airbus 380 e l’altro sui nano-tubi di carbonio. Anche le nostre collaborazioni europee sono molto significative. Ad esempio con l’Università di Dublino, di Barcellona, alla Meinz University in Germania e con anche con Ministeri tedeschi e olandesi. Con questi enti stiamo scrivendo per conto della Comunità Europea una parte della direttiva REACH per la industria chimica. E’ anche grazie a queste collaborazioni che su 13 progetti comunitari che abbiamo presentato ce ne sono stati approvati 8, con un tasso di successo del 62%, ben superiore alla media nazionale. Una delle nostre grandi ambizioni per il futuro è quello di attirare grandi aziende straniere ad investire qui nel Veneto per fare ricerca applicata sulle nanotecnologie.
 
Redazione MG News 


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