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Published on Ottobre 30th, 2014 | by Redazione MG News

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Come vendere online il Made-in-Italy ?

I prodotti del Made in Italy vanno forte nel mondo. Finora solo le medie-grandi aziende sono riuscite a sfondare grazie alla loro forza finanziaria e commerciale. Ma oggi si aprono grandi opportunità anche per le PMI grazie all’ e-commerce.

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E’ un dato di fatto accertato da numeri e indagini ufficiali: solo le aziende che hanno una significativa presenza sui mercati esteri sono riuscite a superare la crisi.

Si tratta principalmente di aziende di medio-grande dimensione, presenti in settori tradizionalmente forti del nostro made-in-Italy. La meccanica di qualità, l’abbigliamento di design, l’agro-alimentare, l’arredamento. Aziende che hanno saputo innovare e che hanno trovato sbocchi commerciali alternativi ai tradizionali mercati esteri di destinazione. Se Francia, Germania, UK e in parte USA hanno segnato il passo, grande sviluppo hanno avuto i mercati dell’Europa dell’ Est (soprattutto la Russia), la Cina, l’India il Sud America.

Ma numericamente si tratta di poche anzi pochissime aziende. Ricordiamo che in Italia il 94,5% delle aziende ha meno di 10 addetti! E che c’è comunque un altro 3,8% che sta tra i 10 e 50 addetti. Parliamo di poco meno di 3,8 milioni di aziende.

Quindi se pensiamo che solo medie e grandi aziende (circa 22.000 unità) hanno di fatto avuto la possibilità concreta di affrontare i mercati esteri, ci rendiamo conto che a fronte di questa piccola punta emergente dell’iceberg, ci sta un’enorme massa che ha sofferto e sta soffrendo pesantemente.

Consideriamo che molte di queste piccole aziende realizzano – spesso a livello artigianale – dei prodotti di grande livello qualitativo. Pensiamo agli artigiani del vetro, del ferro battuto, della ceramica. Oppure alle micro-realtà del settore agro-alimentare che producono olio, vino, insaccati, formaggi, pane e dolci, ecc ecc. Ma purtroppo non sono riuscite finora – per mancanza di risorse finanziarie, di risorse umane dedicate, di competenze di marketing, ecc –  a far conoscere le loro eccellenze al mondo.

Ma oggi esiste uno strumento potentissimo che può essere veramente un trampolino di lancio nel mondo per queste piccole aziende: il commercio elettronico. Un canale ancora poco usato dalle imprese italiane ma che come vedremo presenta enormi potenzialità.

  • Solo il 6% del fatturato delle aziende italiane proviene dall’e-commerce (media europea: 15%)
  • Solo il 17% degli italiani ha fatto almeno un acquisto online nel 2013 (media europea: 44%)

Nonostante ciò anche in Italia il fenomeno è in costante crescita, nonostante e forse anche grazie alla crisi:

  • Nel 2013 le vendite online sono ammontate a 22,3 miliardi di euro con un +6% rispetto al 2012 e ben il 350% in più rispetto al 2008, anno di inizio crisi
  • I settori tipici del made-in-italy contribuiscono solo per il 3% circa a questa torta; 670 milioni di euro, una cifra assolutamente ridicola se la paragoniamo al solo fatturato del settore alimentare pari a 132 miliardi di euro.
  • Il settore alimentare è probabilmente quello che ha più potenzialità. E’ cresciuto del 18% rispetto al 2012 a 132 milioni di euro. Grande risultato ma un millesimo del fatturato del settore!

Ma perché le aziende alimentari, parliamo in particolar modo di quelle piccole, dovrebbero investire nel commercio elettronico ?

  • Perché la stragrande maggioranza dei consumatori del mondo “avanzato” usa il web come strumento per cercare e per comprare prodotti e servizi.
  • Perché se il prodotto è presentato bene, ha delle condizioni di vendita chiare (scritte almeno in inglese) ed è ha un processo di vendita online chiaro e agevole, è probabile che venga acquistato anche da chi non conosce l’azienda.
  • Perché il costo per mettere in piedi un sito di e-commerce è molto contenuto, spesso inferiore ai 10.000 euro
  • Perché per farsi trovare su Internet le attività necessarie per farsi promozione online (come il SEO, l’advertising online, l’email marketing o il social media marketing) hanno dei costi molto contenuti ed un efficacia misurabile. Lo strumento oggi più usato è il cosidetto Keyword advertising (28% del bdg totale), ovvero la pubblicità fatta su Google che appare nelle pagine dei risultati delle ricerche effettuate. Mentre lo strumento che sembra offrire maggiori potenzialità è la presenza e la pubblicità sui social network

Ma fare un sito di e-commerce, seppur realizzato in modo adeguato, non basta per poter vendere, soprattutto nei mercati esteri.

Serve conoscere la normativa fiscale, contabile e sanitaria dell’e-commerce ed in particolare nel nostro caso quella del settore alimentare; serve conoscere bene i canali di promozione online per scegliere quelli più efficaci; serve avere un organizzazione che possa aiutare la piccola azienda anche negli aspetti logistici (magazzino e trasporti) e finanziari (incassi, resi, ecc).

Oggi esistono degli operatori specializzati nell’e-commerce che sono in grado di seguire l’azienda alimentare in tutte le fasi di un progetto di negozio online: dall’analisi dei mercati fino alla realizzazione e lancio promozionale del sito; dal supporto per le pratiche burocratico-amministrative fino alla gestione della fatturazione, consegna merce e incasso, compreso anche un servizio di magazzinaggio merce.

E per questi servizi i costi sono molto contenuti; una parte consistente può essere collegata al fatturato realizzato. Per cui si spende solo se si vende.

Un po’ come avere un agente virtuale che vende per te in tutto il mondo!

Marco De Alberti


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