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Published on Maggio 27th, 2010 | by Redazione MG News

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Facebook cambia: le “fan page” diventano “mi piace”…. cosa succede per chi ne fa parte?

Facebook, recentemente, ha eliminato le Fan page e ha introdotto un termine più soft  “Mi piace”; si tratta di una modifica ad un servizio riservato al cliente “azienda”. Scopriamo quali le conseguenze.

Che ne sarà di tutte le aziende che avevano iniziato ad introdurre il concetto nei loro piani di comunicazione? Praticamente, da alcune settimane le pagine riservate alle aziende non si chiamano più Fan Page e non hanno più il bottone Diventa Fan come azione richiesta all’utente per seguire gli aggiornamenti della marca.

Se non consideriamo le conseguenze e non analizziamo in profondità questo restyling, possiamo dire che è un’azione di poco peso che non cambia nessun comportamente degli utenti, e invece….. ha e avrà delle conseguenze molto importanti. Vediamo quali!

C’erano alcune aziende che già avevano iniziato a preparare piani di comunicazione basati sulle Fan Page, altre che stavano facendo proprio il nuovo concetto di “fan” attraverso il supporto di specialisti del digital marketing e ora si trovano davanti ad un cambiamento di rotta.
In alcuni mondi (marketing sportivo, entertainment…) il concetto di Fan è connaturato alla natura stessa del mercato, sono anzi state proprio le Rockstar e le Sportstar a fare da driver su facebook per molte fan page di successo. Lo stesso vale per alcuni brand aziendali come Apple, CocaCola, HelloKItty e poche altre. Forse per le aziende il danno è minimo, perché esse – più che avere fan o tifosi – hanno consumatori, clienti, a volte felici a volte arrabbiati, forse hanno cultori e appassionati.
In ogni caso è importante sapere che il concetto di fan non lo ha inventato Facebook, anche nella comunicazione “fan” è un movimento di massa che viene osservato da alcuni anni che analizza l’insorgere di un fenomeno di costume per cui consumatori sempre più appassionati e fidelizzati intervengono nei processi creativi e comunicativi della marca “dal basso”, ma con un’influenza non più trascurabile.

Facebook, con la sua rapidità e visibilità con il raggiungimento dei 400 milioni di utenti attivi identificandoli con nome e cognome, ha semplicemente portato a galla il fenomeno “fan”, rivelando il nostro essere fan della Pizza o di Totti, ma anche di Apple o della Fiat 500.
Dopo un paio di anni alcune aziende iniziavano a pianificare attività per la propria “fan base”; lo scoprire di poter avere dei Fan su Internet è stato accolto da alcuni marketing manager di casa nostra prima come una preoccupazione, poi come un fenomeno da comprendere, infine come una miniera d’oro da sfruttare. Probabilmente la verità sta nel mezzo, resta il fatto che il concetto di Fan stava producendo innovazione salutare in molti piani di marketing.
Forse Facebook accusa di non avere trend di crescita sufficientemente alti negli investimenti pubblicitari a sostegno di queste pagine, se consideriamo quella fascia di manager meno proponsi al web; per questo ha eliminato il bottone Become a Fan e con esso tutto quanto ci siamo detti sopra, sostituendolo con un Mi piace.

Che fine fanno i Fan nella testa dei direttori marketing?
Che fine fanno nei piani di comunicazione delle aziende?
Se il termine poteva essere “troppo americano” il concetto era sicuramente innovativo e “importante”. Non abbiamo nemmeno lasciato il tempo alle aziende di familiarizzare con una nuova forma di relazione con i consumatori, con una nuova categoria di stakeholder, che subito gliela annacquiamo. “Che fine fanno i Fan?” secondo me è la domanda che gli operatori devono porsi nei prossimi mesi.

E se chiamassimo in soccorso il concetto di followers? Semplice, ricco di senso, già sperimentato con successo da Twitter e adatto sia a chi vuole una relazione forte ed emotiva con la marca sia a chi preferisce un approccio asettico e informativo. I navigatori possono sentirsi “Followers” nel senso di “seguaci”, “adepti”, “sostenitori” di un brand oppure possono più comodamente decidere di “Follow” di seguire un’azienda e i suoi aggiornamenti perché curiosi o interessati ai suoi prodotti o servizi.

Non tutto il male vien per nuocere, quindi, se le aziende sapranno trarre da questo piccolo mutamento due grandi lezioni:
1) I fan sono importanti, create uno spazio per loro.
2) La comunicazione di un brand deve essere seguibile, deve saper attirare e mantenere dei followers grazie a un mix sapiente di contenuti.

Fonte: intervista di M. Massarotto

Edi Florianwww.ediflorian.com


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