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Published on Maggio 24th, 2022 | by Redazione MG News

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Ma Biden ci è o ci fa ?

Nel corso di un viaggio in Asia in cui ha cercato di costituire una cordata economica di stati della zona (dalla Corea del Sud, al Giappone alla Tailandia, etc) con l’esplicito obiettivo di fermare l’espansionismo economico cinese, il vecchio Joe si è lasciato sfuggire una battuta cha ha annichilito e raggelato la schiena di giornalisti ed esperti internazionali

Di fatto Biden ha risposto d’acchito alla domanda di una giornalista che gli chiedeva se gli Stati Uniti sarebbero intervenuti militarmente in caso di invasione di Taiwan da parte della Cina. E Biden ha risposto: “Sì, certo”.

Risulta poi che Biden abbia parzialmente rettificato questa presa di posizione che però nella sua sostanza resta e i danni in termini di “terrorismo mediatico” li ha già fatti.

In realtà dopo un inizio di mandato che sembrava promettente, negli ultimi 6-8 mesi Biden sembra aver imboccato un crinale poco simpatico. A parte le gaffe palesi con errori di tipo storico e geografico, quello che emerge negli ultimi mesi è un Biden aggressivo, quasi guerrafondaio. Ben lontano dall’immagine tranquillizzante che aveva cercato di trasferire all’inizio del mandato. Il pacificatore nazionale, colui che avrebbe riannodato i fili delle relazioni internazionali “lacerati” dall’amministrazione Trump.

Se si analizzano le sue dichiarazioni nei confronti della Russia, dopo l’invasione dell’Ucraina, sono state tutte improntate all’aggressività, non certo alla ricerca di una composizione del conflitto. Da “Putin criminale” a “armeremo l’Ucraina perchè sconfigga la Russia”. Fino a “dobbiamo mettere la Russia in condizioni di non nuocere”. E tante altre dello stesso tono. E comunque il sostegno militare che gli Stati Uniti stanno garantendo all’ Ucraina non ha precedenti nella storia.

A questo punto una domanda sorge spontanea: “Joe ci è o ci fa ?” o se vogliamo articolare meglio: “Quanto delle affermazioni di Biden dipende da un decadimento cognitivo – leggi rincoglionimento – e quanto invece è frutto di una strategia politico-militare dettata dal suo staff ?”

Mi piacerebbe poter rispondere 90% dal fattore rincoglionimento e 10% da precisa strategia. Il buon senso e l’analisi della situazione suggeriscono invece che siamo almeno a 50-50.
Quello con cui concordano la gran parte degli analisti internazionali è che Biden (e di conseguenza la sua amministrazione) è in grave crisi di consenso negli USA.  L’ ultimo sondaggio disponibile  dà un gradimento al 36%, dato più basso da inizio mandato (gennaio 2021). In parallelo sta crescendo il consenso nei confronti del partito repubblicano che a questo punto ha ottime chance di vincere le elezioni di “mid-term” in autunno. Secondo questi analisti è proprio questa crisi di consenso che ha spinto Biden ed il suo entourage a cambiare in senso aggressivo la sua politica estera.

Quello però che sta succedendo andando ad analizzare la composizione socio-demografica di chi approva il comportamento di Biden e di chi lo disapprova si scopre che chi lo sta abbandonando sono giovani e minoranze etniche (e questo era abbastanza prevedibile) mentre non sta conquistando il consenso di un solo elettore di matrice conservatrice.

E quindi verrebbe da chiedersi ? Il gioco vale la candela ? Ovvero vale la pena contribuire in modo così smaccato a rendere la situazione internazionale ancor più tesa e pericolosa ? Che – danni terribili causati dalla guerra a parte – tende ad aggravare ancor di più le già pesanti crisi economiche, energetiche ed alimentari che stanno destabilizzando il mondo e dalle quali – do una brutta notizia a Biden e alla sua amministrazione – non verranno risparmiati gli Stati Uniti.

 

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