Ditelavostra

Published on Luglio 5th, 2023 | by Redazione MG News

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Mondo Convenienza un modello di capitalismo da rifiutare

E’ la faccia peggiore del capitalismo moderno. Che si attua con uno strumento vecchio come il mondo. Lo sfruttamento dei lavoratori. Quelli più poveri ed indifesi. Il tutto in nome del profitto, dell’accumulo di ricchezza. Ma i lavoratori non ci stanno e si stanno ribellando.

Lo slogan è “La nostra forza è il prezzo” e già questo fa pensare. Di solito un’azienda italiana se vuole differenziarsi dalla concorrenza punta su aspetti quali la qualità, il design, l’assortimento, l’affidabilità. Ma non il prezzo. Questa è una variabile che viene sfruttata – senza tanti slogan – da produttori e distributori di prodotti dell’estremo oriente, principalmente cinesi, ma non solo.

La domanda sorge spontanea: “Come si riesce a fare concorrenza sui prezzi a giganti come l’IKEA o appunto i distributori cinesi ?” La risposta è semplice: contraendo i costi di gestione ed in particolare quelli della manodopera.

La situazione di conflitto dei lavoratori con l’azienda dura ormai da tempo. Ma i media se ne sono accorti da poco. La protesta dei lavoratori in presidio presso il magazzino di Firenze è supportata dai sindacati (meno male). Dura ormai da un mese e si è allargata ai magazzini di Riano (RM) e Bologna.

Perchè protestano i lavoratori ? Per le rivendicazioni di dettaglio vi rimandiamo a questo articolo del Manifesto.

A noi interessa invece cercare di inquadrare questa vicenda in una tendenza ormai consolidata del capitalismo occidentale. Lo sfruttamento del lavoro, la sua riduzione a “materia prima” di bassa qualità da sfruttare al massimo e pagare il meno possibile.

Lo spettro delle situazioni in cui si attua questa disgustosa pratica capitalistica si sta allargando sempre di più. Cerchiamo di elencare i settori interessati (non esaustivo):

  • L’ agricoltura attraverso lo sfruttamento dei lavoratori (principalmente stranieri) con la raccolta di frutta e verdura a condizioni contrattuali pessime quando non assenti (in nero)
  • Il settore dei “Rider” con un sistema di utilizzo dei lavoratori che spinge all’estremo le condizioni di lavoro con paghe da fame che non superano i 6 euro l’ora
  • Il settore delle pulizie spesso soggetto agli appalti al ribasso vinti da cooperative con pochi scrupoli che applicano delle condizioni contrattuali da fame, con turni anche sabato e domenica senza riconoscimento degli straordinari, etc
  • Il settore della logistica in senso ampio, quello dominato da giganti come Amazon. Sono note le condizioni di lavoro pesantissime che riguardano soprattutto i corrieri, spesso padroncini sottopagati. E son se la cavano meglio quelli che lavorano nei magazzini.

Potremmo continuare. Urge riflettere che mentre il Governo magnifica l’operato delle aziende italiane, appecoronandosi in maniera disgustosa a Confindustria, ci sono milioni di lavoratori in condizioni non dignitose. Ora pare che i partiti di opposizione presentino una proposta sul salario minimo per legge che certo non risolve il problema ma quantomeno da un segnale positivo a più di 3 milioni di persone (colpite dal cd “lavoro povero”).

La Meloni si vanta del PIL che cresce e della disoccupazione ai minimi. Ma il PIL cresce solo ed esclusivamente grazie al turismo selvaggio e l’occupazione migliora numericamente ma la qualità del lavoro come abbiamo visto è altra cosa.

Ma è il sistema capitalistico che è intrinsecamente marcio. Nella corsa alla concorrenza sul prezzo si svaluta sempre di più il lavoro mentre i profitti crescono praticamente in tutti i settori.

Quello che viene richiesto a dei partiti che si definiscono di sinistra o meglio progressisti è una proposta per una società basata su uno sviluppo diverso. In cui il lavoro abbia la stessa dignità. Per gli imprenditori come per i lavoratori. Dove vengano introdotte forme di cogestione e compartecipazione agli utili che consentano una redistribuzione del reddito.

Vediamo se c’è qualcuno che ha il coraggio di andare in questa direzione!

 

 

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