Internet e new media no image

Published on Dicembre 20th, 2004 | by Redazione MG News

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Peer To Peer, mai stato così semplice acquistare ed ascoltare musica.

L’industria discografica si trova di fronte ad una delle più grandi rivoluzioni destinate a cambiare il modo con cui si distribuisce la musica Peer To Peer, MP3, iPod,… tante parole, un unico scopo: scaricare, ascoltare, diffondere la musica. L’industria discografica da qualche anno si trova di fronte ad una delle più grandi rivoluzioni destinate a modificare non solo i fatturati, ma anche a cambiare il modo con cui si distribuisce la musica. Noi, consumatori, ce ne siamo accorti subito, grazie al proliferare di files musicali da Internet, ma anche l’industria sta facendo passi da gigante per adeguarsi al nuovo. Vediamo come. In principio il primo nome che ha sconvolto il mercato musicale mondiale e ha fatto tremare le major musicali era Napster, il tanto temuto sito dal quale centinaia di migliaia di persone hanno imparato a conoscere i benefici ed i prodigi del Peer To Peer, il protocollo che permette di condividere files musicali in rete. Chiuderlo è stato come creare un martire, perché sono nati altri centinaia se non migliaia di siti che con nome diverso ci hanno permesso di condividere musica e filmati. L’industria discografica ovviamente ha cercato subito di arginare il fenomeno, dovendo essa tutelare la ‘giusta’ tutela del diritto d’autore, altrimenti violata. Dalla repressione all’apertura, in questi anni le mosse dei discografici sono state le più varie, anche se oggi sembra prevalere una linea di tendenza interessante non solo per gli artisti, ma anche per gli appassionati di musica presenti in tutto il mondo: la legalizzazione del download, purché realizzata da siti di Peer To Peer ‘legali’ organizzati dalle stesse case discografiche. Oggi infatti, basta collegarsi ad un sito come iTunes ( www.itunes.com ) per scaricare a soli € 0,99 al brano una quantità infinita di brani musicali scelti da liste infinite di artiste ed album da tutto il mondo. Cambia dunque il modo di distribuire e di fruire della musica. Lettori Mp3 oggi sono disponibili in diversi formati e misure, dai lettori per autoradio, ai lettori domestici modello Hi-Fi ai molto più entusiasmanti micro-lettori portatili, non più grandi di un pacchetto di sigarette ed in grado di contenere anche 10.000 brani musicali. Gettonatissimo per questo Natale, il nuovo modello della iPod, il lettore portatile della Apple, è un originalissimo lettore che permette di ascoltare musica scaricata da Internet, oltre che condividere i files con computer Mac e Pc, oltre che la condivisione con televisori e altri apparecchi per la ricezione audio-video domestici ( www.apple.com/ipod/ ). Ma quanto vale questo mercato della musica ‘scaricata’ e cosa pensano gli autori musicali di questo nuovo ed inarrestabile modello di fruire della musica? Secondo l’ultima indagine di Informa Media Group (Img), infatti, i download di musica a pagamento rappresenteranno, nel 2010, soltanto il 7,7% – pari a 3,1 miliardi di dollari – della spesa complessiva per l’acquisto di musica nel mondo. In verità il dato che la ricerca Img attribuisce alla voce: “vendite di musica on line” supera i 6 miliardi di dollari – pari al 15,2 per cento della spesa complessiva. Ma la metà di quei sei miliardi verranno sì spesi in Rete ma per comprare Cd e Dvd nei negozi on line come Amazon e Cd now e nei vari shop locali. Quindi per Itunes e i vari cloni si annunciano ancora parecchi anni da “precursori”; modelli all’avanguardia nel mercato musicale. Le previsioni per l’anno prossimo vedono i downloads di musica on line ammontare a un valore di 422, 7 milioni di dollari, rispetto ai 179,5 milioni spesi nel 2004. A questi vanno aggiunti i 103,7 milioni spesi per abbonamenti ai download di quest’anno, che dovrebbero arrivare a 191,7 l’anno prossimo. Per il 2010, sempre secondo Img, le vendite singole di download arriveranno a 1,98 miliardi di dollari, gli abbonamenti a 1,21 miliardi (combinate danno la cifra di 3,1 miliardi). Sul fronte degli artisti, ci viene in aiuto una ricerca condotta da Pew Internet & american life project su un campione di artisti americani. Numerose sono le sfumature emerse nel giudizio che essi danno della fruizione e della diffusione di musica in Rete. Generalmente concordi sull’utilità del Web a fini conoscitivi e promozionali, sono altresì piuttosto compatti nel sostenere la necessità di un’applicazione rigorosa delle norme sul diritto di copia. Di nuovo, però, sono tutto sommato in pochi a credere che la selvaggia popolarità del Peer To Peer abbia seriamente danneggiato l’industria discografica o la produzione artistica in genere. Anzi, c’è una buona quantità di creativi disposta ad ammettere che l’epoca degli Mp3 abbia schiuso opportunità di guadagno inedite in precedenza.


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