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Published on Novembre 18th, 2004 | by Redazione MG News

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PST e BIC: modelli consolidati per lo sviluppo di nuovi business

Cominciamo oggi con l’analisi di due modelli la cui nascita risale già a qualche decennio fa e le cui dinamiche di sviluppo sono quindi chiare e facilmente delineabili.
Si tratta[…] Cominciamo oggi con l’analisi di due modelli la cui nascita risale già a qualche decennio fa e le cui dinamiche di sviluppo sono quindi chiare e facilmente delineabili.
Si tratta dei Parchi Scientifici Tecnologici (PST) e dei Business Innovation Centres (BIC).

I Parchi Scientifici e Tecnologici
Alla fine degli anni ’70 il numero dei Parchi Scientifici e tecnologici presenti in tutto il mondo non era certamente superiore alla ventina, con qualche esempio emblematico individuale in Stanford Research Park e Cambridge Science Park, negli Stati Uniti, Sophia Antipolis in Francia e Daedok in Corea del Sud, che costituivano una sorta di padri fondatori del movimento dei tecnopoli e dei parchi scientifici.
Oggi esistono nel mondo più di 900 parchi operativi o in avanzata fase di realizzazione.
Il fenomeno non é più riservato solo ai Paesi altamente industrializzati ma interessa in misura sempre crescente i Paesi in via di sviluppo che hanno tassi di crescita elevati: Corea del Sud, Taiwan, Brasile, Malesia, Tailandia, Repubblica Popolare Cinese o Turchia.

Ma qual é l’obiettivo primario che si pone questo tipo di strutture? Pur esistendo numerose tipologie di parco, sulla base dello scopo assegnato o dichiarato, si possono individuare due grandi classi: PST centrati sulla valorizzazione della scienza e della tecnologia come risorsa da sviluppare per il progresso economico e sociale (i Parchi come politiche per la promozione tecnico scientifica); PST relativi alla promozione o riconversione di un territorio (i Parchi come politiche di sviluppo economico-sociale dei territori) attraverso la prevalente ma non esclusiva utilizzazione dell’innovazione scientifica e tecnologica.
Gli scopi indicati nella prima classe caratterizzano prevalentemente i Parchi scientifici (Science Park), quelli legati alla seconda si riferiscono più spesso ai Parchi tecnologici (Technology Park).
Entrambi questi scopi però sembrano coesistere nella realizzazione dei Parchi scientifici e tecnologici, sebbene si possa sempre evidenziare la prevalenza di uno sull’altro. Per quanto riguarda la situazione italiana, le prime iniziative di PST risalgono ai primi anni ’80 in concomitanza con la fase di diffusione del fenomeno nei principali Paesi industrializzati.
Il primo PST operativo nasce nel 1982 ed é l’Area Science Park di Trieste, a cui ha fatto seguito Tecnopolis Novus Ortus di Bari nel 1985. Da quel momento in poi il fenomeno ha avuto una crescita continua, diffondendosi nelle diverse regioni del Paese.

Ciò che caratterizza la realtà italiana, rispetto alle altre esperienze mondiali, é senza dubbio una notevole disomogeneità, tanto che ogni PST presenta caratteristiche quasi uniche; vi é inoltre la mancanza di una linea organizzativa e operativa omogenea, oltre che una politica statale organica e complessiva, a cui le diverse realtà si possano rifare, nonostante la necessità di dover tener conto delle diversità regionali.
In alcuni casi, quindi, si possono notare esempi che si avvicinano al modello statunitense; in altri si può rilevare la presenza dell’intervento statale di programmazione regionale e industriale; in altri, ancora, si possono individuare strutture più snelle come quelle che caratterizzano lo stile tedesco. In tutti i casi comunque i PST possono essere considerati a pieno diritto strumenti per incentivare la competitività territoriale e stimolare la crescita economica.

Una riflessione va però posta riguardo ad un problema sollevato dagli esperti del settore circa l’invecchiamento di questo strumento: con il termine maturi, in particolare, si potrebbero connotare sia dei PST che stanno giungendo alla fase finale del proprio sviluppo territoriale e che hanno ancora pochi spazi disponibili, sia strutture al cui interno sono insediate imprese anch’esse mature che tendono così ad attirare nuovo personale alla ricerca di un posto di lavoro più che imprenditori alla ricerca di sfide, limitando il numero di imprese che entrano e escono dal Parco.
Queste situazioni potrebbero diventare dei punti di debolezza per un Parco che non fosse capace di rinnovarsi continuamente, di stabilire sempre nuovi contatti con l’ambiente esterno, in particolare con le altre strutture che supportano l’innovazione e l’imprenditorialità.

I Business Innovation Centres
I BIC, o EC BIC ( European Community Business and Innovation Centres) nella loro denominazione ufficiale, sono centri promossi dalla Direzione Generale XVI della CEE (Doc. XVI/37/84 – European Community BIC Concept), competente per la politica regionale e per i fondi strutturali destinati alle regioni sfavorite della Comunità, che ha sviluppato nel corso della seconda metà degli anni ’80 l’idea di centro d’impresa e di innovazione.
Il concetto di BIC ha avuto origine dalla volontà di introdurre uno strumento di complemento delle politiche di riconversione relative ai bacini siderurgici e alla cantieristica navale.
Nel corso degli anni, poi, questo concetto si é evoluto e oggi i BIC, più in generale, operano nell’interesse pubblico allo scopo di aumentare il tasso di natalità imprenditoriale nei Paesi UE, e principalmente nelle regioni in crisi e svantaggiate.

Per quanto riguarda i destinatari dei servizi, si può dire che in generale i BIC offrono la loro attività a promotori di progetti innovativi, le cui attività non apportano valore aggiunto all’economia di una sola regione o area, ma hanno anche un effetto su settori collegati (commercio, trasporti, ecc.).
Questo tipo di scelte mette in luce una caratteristica fondamentale dei centri di impresa e innovazione: il loro forte legame con il territorio, che come si é visto caratterizza anche l’attività dei PST.
Bisogna infatti ricordare che ogni BIC é costituito attraverso una partnership tra i principali operatori pubblici e privati che operano nel processo di sviluppo economico locale e regionale, tra i quali assumono particolare importanza: autorità locali e regionali, camere di commercio, organizzazioni professionali, università e centri di ricerca, istituzioni finanziarie, parchi scientifici e tecnologici, centri di innovazione, imprese individuali. Ogni BIC opera dunque con obiettivi che esulano l’ottenimento di un profitto.

Nella realtà italiana il fenomeno dei BIC ha avuto una notevole diffusione sin dall’emanazione della Direzione Generale XVI del 1984. Oggi in Italia si contano più di 30 organizzazioni che aderiscono all’iniziativa europea dei Centri di impresa e innovazione. Tra i casi più conosciuti nel panorama italiano si possono ricordare BIC La Fucina, che opera nella zona nord di Milano, BIC Friuli, con la sua articolazione nelle tre sedi di Trieste, Gorizia e Spilimbergo, e altri come BIC Veneto, BIC Alto Adige, BIC Calabria, ecc..

Questa in sintesi la situazione relativa a PST e BIC. Prossimamente approfondiremo, invece, l’argomento relativo agli incubatori d’impresa.


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