Tecnologie per l'impresa no image

Published on Febbraio 26th, 2007 | by Redazione MG News

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Uno high tech tutto da inventare

Organizzato dal Dipartimento di Innovazione meccanica e gestionale dell’Università di Padova, si è tenuto presso l’Aula Magna Galileo Galilei del Palazzo del Bo di Padova il giorno 2 febbraio il[…] Organizzato dal Dipartimento di Innovazione meccanica e gestionale dell’Università di Padova, si è tenuto presso l’Aula Magna Galileo Galilei del Palazzo del Bo di Padova il giorno 2 febbraio il Convegno “Innovazione ed imprese ad alta tecnologia”, dove si è discussa la (scarsa) vocazione dell’Italia per il settore high tech. Su questo tema abbiamo intervistato Moreno Muffatto Docente di economia ed organizzazione aziendale all’ Università di Padova ed organizzatore dell’evento.

D) Nel Veneto la quota di aziende high tech sul totale è decisamente più bassa di altre aree evolute del paese come il Nord Ovest. Quali sono le ragioni di questo gap ?
R) Nel nord ovest c’è una tradizionale presenza di grandi imprese e di multinazionali quindi non solo concentrazione di risorse economiche e umane nei settori ad alta tecnologia ma anche un certo numero di spin off ovvero creazione di nuove piccole imprese che hanno dato origine poi a cluster di imprese high-tech. Questi cluster già costituiti sono per esempio nella ricerca farmaceutica e nelle biotecnologie nell’information technology, settori sicuramente di punta.
Queste imprese hanno forti relazioni con università ed in particolare i Politecnici che hanno vocazione per l’ingegneria e le applicazioni tecnologiche avanzate.
In terzo luogo hanno avuto maggiori opportunità di trovare investitori privati e venture capital.
In sintesi ci sono gli ingredienti, spirito imprenditoriale, rapporti università impresa, finanza, per lo sviluppo di nuovi distretti high-tech. Si sta assistendo ad una rinascita del vecchio triangolo industriale MI-TO-GE nell’ambito delle nuove tecnologie.
Attenzione però che Milano è molto vicina alla Svizzera. L’attrazione a spostare attività ad alto valore aggiunto oltre frontiera è forte perché là si incontrano condizioni più favorevoli. Anche in campo finanziario. Un’azienda come BioXell si è recentemente di quotata con successo alla Borsa di Zurigo.

D) Quali sono invece i fattori che potenzialmente potrebbero facilitare la nascita e lo sviluppo di aziende ad alta tecnologia nel Nord Est ?
R) Nel Nord Est ci sono alcuni poli di eccellenza e quindi potenziali cluster. Non sono emersi però finora dei leader tecnologici in grado catalizzare la formazione di un distretto high tech. Inoltre le imprese sono disperse in varie aree e province e quindi c’è bisogno di superare la logica della localizzazione concentrata per creare sinergie e sviluppare progetti di alto profilo. Stiamo portando avanti un progetto di ricerca per far emergere queste realtà e verificare il potenziale di aggregazione.
Sicuramente è necessaria una politica regionale per l’innovazione più incisiva e mirata. Si riserva ancora troppa attenzione ai distretti che potremmo definire tradizionali e consolidati e scarsa focalizzazione sui potenziali nuovi distretti high tech.

D) Su quali settori innovativi in particolare lei vede potenzialità di crescita nelle nostre zone, in un ottica anche di specializzazione rispetto ad altre aree italiane ed europee ?
R) Il distretto nanonotech e le nanotecnologie sono ancora una grande scommessa. In un settore di frontiera della ricerca la competizione è per definizione globale. La sfida è quella di importare cervelli e imprese e farli rimanere stabilmente. Un’operazione che richiede ingenti sforzi ed anche velocità perché gli altri non stanno a guardare. Un settore promettente dove si possono ottenere dei risultati è quello della strumentazione biomedicale.

D) Che tipo di politiche di sostegno sono auspicabili per favorire la nascita e lo sviluppo di aziende in settori innovativi (da parte della Regione, dello Stato, della Comunità europea, ecc) ?
R) Da parte dello Stato una leva sicuramente da usare e potenziare è quella fiscale sotto forma di incentivi fiscali alla ricerca e alla collaborazione con le università ed i centri di ricerca. Ma sono importanti anche le agevolazioni fiscali per le start up e uno snellimento delle procedure e dei tempi per avviare nuove imprese. Da parte delle Regioni una programmazione più lungimirante nel senso appunto di guardare alle future opportunità di sviluppo di settori innovativi e di frontiera.

D) Quale ruolo lei vede per parchi scientifici tecnologici, incubatori di impresa per dare maggior impulso al settore high tech ?
R) Bisogna intendersi sul significato di parco scientifico e di incubatore di impresa.
Un parco scientifico e tecnologico dovrebbe essere un luogo dove vengono attratti ricercatori e imprese teoricamente da ogni parte del mondo per sviluppare progetti di ricerca e di innovazione. Sono pochi i cosiddetti parchi scientifici e tecnologici che hanno questo profilo in Italia.
Sugli incubatori ci sono probabilmente altre idee poco chiare. Gli incubatori non sono solo spazi fisici per le nuove imprese ma soprattutto servizi di alto profilo con competenze su tecnologie specifiche, aspetti di gestione, difesa dei diritti di proprietà intellettuale, etc. La localizzazione di un incubatore di imprese high tech è un fattore essenziale. Se non è vicino ad un’università o a un centro di ricerca avanzato le sue potenzialità sono estremamente limitate.
La Regione Veneto ha finanziato con vari milioni di euro nuovi incubatori sparsi un po’ in tutta la Regione (vedi Il Sole 24 Ore Nord Est del 16 novembre 2005). Anche in questo caso una programmazione più mirata e oculata produrrebbe migliori risultati.

Per approfondimenti: www.laboratorioinnovazione.org.

Intervista realizzata da Redazione MG News


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