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Published on Maggio 10th, 2023 | by Redazione MG News

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Riforme costituzionali ennesima presa in giro del Governo Meloni

E’ cominciata l’ennesima farsa delle Riforme Costituzionali. Lanciata stavolta dal Governo Meloni ma già messa in scena da vari altri protagonisti nel passato. Da D’Alema a Renzi passando per vari altri tentativi miseramente falliti. E stavolta non andrà meglio perchè si parte sempre dalla parte sbagliata

La prima e fondamentale domanda è: a cosa serve una riforma costituzionale ? La risposta dell’uomo della strada è “a fare funzionare meglio il nostro sistema democratico“. Ovvero, rendere più effettiva la partecipazione al voto e alla vita politica, rendere più efficienti e possibilmente stabili le le nostre istituzioni in particolar modo il Governo che in Italia ha sempre avuto vite brevi e difficili.

Ecco a mio avviso questo è il modo corretto per porre la questione. Bisogna in sostanza favorire al massimo la partecipazione al voto e fare in modo che in Parlamento di formino maggioranze stabili magari con coalizioni predefinite e programmi chiari.

Mi dite voi cosa centra il presidenzialismo oppure il cosiddetto premeriato (ovvero elezione diretta del presidente del Presidente della Repubblica o del Presidente del Consiglio da parte degli elettori) ? Niente.
Eppure è proprio su questi argomenti che ha lanciato l’iniziativa la Meloni.

I problemi principali che io vedo nel funzionamento della nostra democrazia (non solo la nostra per la verità ma in generale tutte quelle occidentali più o meno) sono i seguenti:

  • Una crescente disaffezione dalla politica – o meglio dal sistema di rappresentanza dei partiti – soprattutto da parte dei giovani e delle parti più emarginate della società (donne, disoccupati e sottooccupati, etc). Sia per quanto riguarda la partecipazione attiva che per quello che riguarda la partecipazione al voto (crollata alle ultime elezioni al 64%)
  • Il basso livello culturale e professionale della nostra classe politica soprattutto perchè la candidatura non è dettata dalla qualità della persona ma dalla sua fedeltà al leader. E il fenomeno del “leader solo al comando” purtroppo si sta sempre più rafforzando nelle nostre democrazie malate. In questo modo la Meloni – per fare un esempio – ha costruito un partito di persone molto scodinzolanti attorno a se. Ma fondamentalmente incapaci, come questo inizio di legislatura ha già abbondantemente dimostrato. In più il sistema elettorale che non prevede preferenze da esprimere ma liste bloccate, contribuisce ad accentuare questa caratteristica di “fedeltà al leader”
  • Il fenomeno del trasformismo politico, del passaggio da una bandiera all’altra dei parlamentari. cosa che contribuisce all’instabilità oltrechè offrire uno spettacolo che assomiglia spesso a quello del “mercato delle vacche”
  • C’è poi la questione della lunghezza dell’iter delle leggi. Ma soprattutto si assiste ad un esagerato e patologico utilizzo dello strumento del decreto legge (da convertire poi in legge entro 60 gg). Col risultato che si fanno leggi a carattere di emergenza su materie che non hanno questa natura. Scritte spesso male e la cui attuazione è poi rimandata a tempi lunghissimi perchè mancano i decreti attuativi. Leggi scritte male ed in fretta e decreti attuativi che vanno alle calende greche rimanda forse più ad una complessità dei regolamenti parlamentari e ad una incapacità nella scrittura delle leggi che a grandi temi come “il bicameralismo perfetto”,etc.

Se questi sono i problemi è evidente che soluzioni semplici non servono. Pensare di fare una riforma costituzionale completa e coerente sembra utopistico vista la qualità e la litigiosità degli attori in scena. Però si può provare ad intervenire su alcune questioni che – senza toccare l’impianto costituzionale esistente che tutto sommato ha funzionato bene – consentano di alleviare i problemi di cui sopra. Ad esempio:

  • Per avvicinare le persone al voto si può ad esempio votare subito la legge che consente ai cosidetti “fuori sede” di votare dove lavorano o studiano. Poi si può mettere mano alla legge elettorale prevedendo un sistema tipo quello dell’elezione dei sindaci (che funziona egregiamente). Coalizioni predefinite, programma pure e – grazie al voto con doppio turno – maggioranze (parlamentari) stabili. Ripristinando le preferenze che avvicinano il candidato ai suoi elettori e lo rendono più responsabile (quindi forse meno incline anche a cambiare casacca)
  • Per quanto riguarda la scelta dei parlamentari il problema è complesso ed è chiaro che nessuna riforma costituzionale lo può risolvere. Però obbligare i candidati a frequentare corsi di preparazione alla gestione della cosa pubblica, a conoscere la politica internazionali e le grandi tematiche odierne come la questione ambientale credo possa far parte di un codice comportamentale che partiti e movimenti dovrebbero auto imporsi. Poi la partecipazione attiva alla vita pubblica dei giovani può essere favorita con strumenti vari, di respiro medio-lungo. Reintroduzione dell’educazione civica a scuola, incontri degli studenti con rappresentanti della politica e della società civile, coinvolgimento in attività di salvaguardia e valorizzazione del territorio, etc

Quindi lasciamo perdere riti complessi ed inutili come le bicamerali e cose simili e concentriamoci su pochi interventi legislativi. E investiamo poi risorse sulla partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.

 

 

 

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