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Published on Aprile 7th, 2022 | by Redazione MG News

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Con la guerra emergenza ambientale al bivio

La guerra in Ucraina per le politiche di contrasto all’emergenza ambientale può rappresentare il definitivo affossamento oppure una grande opportunità

Le conseguenze economiche della guerra in Ucraina si stanno già facendo sentire soprattutto per ciò che riguarda i prezzi delle materie prime. In particolare le quotazioni dei  prodotti energetici – che in larga parte l’Europa e l’Italia importano dalla Russia – sono schizzati alle stelle. I consumatori si sono già accorti con l’aumento delle bollette del 50-70% rispetto all’anno scorso. Nonostante l’intervento del Governo è chiaro che questo ha e avrà un impatto enorme sui bilanci delle famiglie e delle imprese. Senza considerare l’impatto sull’inflazione che a marzo è al 6,7% rispetto allo scorso anno.

Putin fa conto della sua forza di ricatto nei confronti dell’ Europa per quanto riguarda le forniture del Gas. Molti paesi europei dipendono in larga misura dalle forniture del gas russo, in primis Germania e Italia. In particolare il 43% delle nostre forniture di gas proviene dai gasdotti russi.
Quindi una delle più importanti questioni che si stanno discutendo a livello europeo è come liberarsi (o almeno ridurre) dalla questa sorta di cappio al collo. Si consideri che per le vendite di gas all’Europa la Russia introita circa 1 miliardo di euro al giorno. Si tratta – come tutti gli osservatori internazionali confermano – della principale fonte di finanziamento della guerra con l’Ucraina.
Quindi limitare le forniture di gas russo avrebbe un doppio beneficio:

  • Acquisire una maggiore indipendenza energetica e quindi controllare meglio i costi di gas e petrolio
  • Mettere in ulteriore difficoltà finanziaria la Russa già sull’orlo del default

A questo punto la domanda è “Come acquisire questa indipendenza energetica ?
La strada più facile è quella che sembra percorrere l’Italia cioè cercare dei fornitori energetici alternativi per il Gas (Stati Uniti, Tunisia, Azerbajian) e per il petrolio (Paesi arabi, Venezuela). Ben sapendo che nel breve periodo, nei prossimi mesi/un anno, i risultati saranno modesti e bisognerà comunque importare gas e petrolio dalla Russia.

Ma c’è una strada alternativa che si può percorrere , ad esempio, come ha dichiarato la Germania. Ovvero quello di accelerare la transizione energetica, abbandonando velocemente le fonti fossili ed investendo pesantemente nelle energie rinnovabili. Questa è la strada che porta anche degli enormi benefici ambientali, con la riduzione delle emissioni di CO2: questo rappresenta la principale barriera al cambiamento climatico.
E non ci sono scuse di carattere economico che possano giustificare la scelta tra energie rinnovabili (eolica, fotovoltaica, idroelettrica,etc) e quelle fossili.  Come dimostrato da tutti i più importanti scienziati ed economisti, il costo per produrre 1 kw di elettricità da rinnovabili è già oggi più basso di quello dello stesso Kw prodotto con energie fossili.
Come dice il noto economista americano Jeremy Rifkin in un intervista a Report, oggi il fatto che si continui ad investire nelle energie fossili e non in quelle rinnovabili dipende da scelte (o mancate scelte politiche) e non da ragioni economiche.
Banche e fondi di investimento mondiali stanno da tempo abbandonando gli investimenti nelle aziende che producono energie fossili perché sanno che non sono redditizi.

A questo punto risulta chiaro quali enormi interessi vi siano dietro conflitti come quello tra Ucraina e Russia. Vi sono interi Stati – come ad esempio la Russia ma anche i Paesi arabi del Golfo – la cui economia dipende in gran misura dalla produzione e vendita di energie fossili (petrolio e gas ma anche carbone). L’ Europa e in particolare l’Italia hanno un’occasione eccezionale per dare una vera svolta alla politica energetica. Ma bisogna rimuovere subito i mille lacci e laccioli che bloccano gran parte degli investimenti in energie rinnovabili nel nostro Paese. La questione dell’impatto sul paesaggio – peraltro molto ridotto con le nuove tecnologie del fotovoltaico e dell’eolico – seppure da tenere in considerazione  non deve rappresentare l’ostacolo agli investimenti verdi.

Quindi avanti Italia, il Green New Deal può essere l’occasione storica per la svolta ambientale, l’indipendenza energetica e la creazione di decine di migliaia di nuovi posti di lavoro!

Marco De Alberti

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