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Published on Luglio 31st, 2006 | by Redazione MG News

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Digitale Terrestre: ancora tanta strada da fare

La trasformazione da tecnologia analogica a digitale terrestre necessità della supervisione dello stato e della creazione di apposite organizzazioni come DGTVi (citata come associazione di aziende unitamente al Ministero[…] La trasformazione da tecnologia analogica a digitale terrestre necessità della supervisione dello stato e della creazione di apposite organizzazioni come DGTVi (citata come associazione di aziende unitamente al Ministero delle Comunicazioni) che si occupino di gestire il periodo di transizione.
L’interesse per questa trasformazione tecnologica, a seguito dell’esperienza degli altri Paesi europei, è nata dalla legge del 2001 che preclude la televisione trasmessa attraverso i ripetitori terrestri deve passare in digitale. Evidentemente il legislatore, rendendosi conto che oramai tutta la multimedialità correva in formato digitale, ha ritenuto di dare un impulso alla televisione terrestre (il mezzo di comunicazione più diffuso) imponendo un adeguamento tecnologico.

Come già accennato in un altro articolo, la Tv digitale terrestre è una tecnologia che consente di ricevere sul televisore di casa le trasmissioni delle prestazioni e del livello qualitativo della Tv satellitare senza l’installazione dell’antenna parabolica, bensì con un decoder aggiuntivo all’impianto televisivo esistente. Inoltre, in merito all’interattività di questo nuovo modo di fare televisione, è necessario un canale aggiuntivo (via modem o cellulare) per interagire con i servizi trasmessi.
Il sistema italiano è attualmente in fase di sperimentazione, tanto che, secondo alcune fonti, molte zone non sono ancora coperte dal segnale digitale o soggette a saltuari blackout. Il Ministero prevede che vi sia solo una stazione di trasmissione per provincia e questo potrebbe creare problemi nelle zone montuose; i ripetitori installati sono attualmente in numero minore rispetto alla copertura necessaria.

In Italia, dove nel mercato analogico vi sono due principali operatori a spartirsi circa il 90% dei ricavi del mercato pubblicitario, si teme nuovamente una distorsione della situazione all’introduzione della tecnologia digitale.
Nell’anno 2003 è stata emanata la legge Gasparri per riordinare il sistema televisivo italiano. Questa legge dovrebbe permettere maggiormente alle tv locali di unirsi in network interregionali, ma sembra che, secondo l’associazione Altroconsumo, la normativa sia contro alcune regole della concorrenza limitando la fornitura di servizi nel settore delle trasmissioni televisive e aggiudicando “ingiustificati svantaggi” agli operatori già esistenti: una posizione dominante sul mercato radiotelevisivo nazionale, in particolare nella transizione da analogico a digitale.

L’Unione Europea recentemente ha ritenuto che la legge Gasparri limiti l’accesso al digitale terrestre ai nuovi operatori impedendo loro di sperimentare nuove tecnologie e di creare propri network digitali. L’esecutivo europeo contesta inoltre il diritto (previsto dalla legislazione) dei due maggiori operatori televisivi italiani di mantenere il controllo sulle frequenze e sulle reti per trasmissioni analogiche fino al passaggio al digitale terrestre, privando gli operatori competitori di trarre beneficio dalle nuove tecnologie.
Ad ogni modo sembra se ne parli a settembre, per il momento attraverso revisioni e modifiche riguardanti la distribuzione delle frequenze fissando un limite al possesso degli impianti e una previsione di legge per la restituzione delle frequenze della tv analogica.

Roberta Salvan


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