Promozione made in italy no image

Published on Marzo 11th, 2005 | by Redazione MG News

0

Distretti fondamentali per lo sviluppo del Paese

Secondo uno studio elaborato dalla Fondazione Edison sulla base di dati Istat, dal 1991 al 2001 i distretti italiani “hanno rappresentato il nocciolo duro dell’occupazione industriale italiana”. Considerando i 199[…] Secondo uno studio elaborato dalla Fondazione Edison sulla base di dati Istat, dal 1991 al 2001 i distretti italiani “hanno rappresentato il nocciolo duro dell’occupazione industriale italiana”. Considerando i 199 distretti industriali ufficiali Istat composti da piccole e medie imprese e altri 24 distretti di grandi imprese, l’occupazione manifatturiera nelle aree distrettuali risulta essere aumentata dell’1,3% con oltre 2,5 milioni di addetti. Per contro, gli addetti manifatturieri nel resto d’Italia sono diminuiti del 14,5% scendendo dai 2,8 milioni del 1991 a circa 2,4 milioni di unità del 2001. In definitiva, i distretti hanno rappresentato negli ultimi dieci anni un importante fattore di sviluppo e stabilità occupazionale-sociale, mentre nelle aree non distrettuali si è registrato un forte calo di posti di lavoro nell’industria manifatturiera per circa 400 mila unità. In particolare i distretti hanno avuto una lieve flessione occupazionale fino al 1996 (-1,2%) e un recupero nel periodo 1996-2001 (+2,5%). Il resto dell’industria italiana ha invece accusato un calo più forte nel 1991-1996 (-12,5%) seguito da un’ulteriore diminuzione nel 1996-2001 (-2,3%). I distretti hanno dovuto affrontare certamente grossi problemi dopo il 2001, a causa principalmente della concorrenza asimmetrica e sleale dell’estremo oriente, che ha interessato pressoché tutti i settori tipici del Made in Italy. Alcuni sistemi produttivi locali, ad esempio il tessile-abbigliamento e le calzature, stanno attraversando una difficile crisi. È da considerare in particolar modo che i dati del Censimento Istat 2001 sono già un po’ vecchi perché non fotografano il peggioramento attualmente in corso; ma vi sono certamente anche decine di distretti ancora in buona salute, specie nei comparti dell’arredo-casa e della meccanica leggera, che compensano le debolezze degli altri. Tra i maggiori distretti attivi nei settori tipici del Made in Italy spiccano (dal punto di vista occupazionale in valore assoluto): 1. il sistema moda (tessile-abbigliamento, pelli-calzature, bottoni, oreficeria-gioielleria, occhialeria); 2. il sistema arredo-casa (legno-mobilio, paistrelle ceramiche e ceramiche ornamentali, vetro, pietre ornamentali); Il trend positivo dei distretti è stato confermato anche dal fatto che nel 2001 la media del numero per addetti per impresa è stata nei distretti di 10,1 addetti, in leggero aumento rispetto ai 9,9 addetti medi del 1996. Tra il ’96 e il 2001 è cresciuto il peso delle imprese di medie e grandi dimensioni sull’occupazione distrettuale complessiva (dal 37% al 39,8%) come conseguenza di una migliore capacità di crescita o di tenuta (a seconda dei casi) di tali imprese rispetto alle più piccole nel nuovo e più difficile scenario competitivo globale. L’analisi della Fondazione Edison si conclude con una classifica relativa al 2001 dei primi 100 comuni distrettuali nei settori del Made in Italy in termini occupazionali: il più grande comune distrettuale – c’era da aspettarselo – è Prato con 23.351 addetti nel tessile-abbigliamento (vedi dati seguenti). Con questa ricerca, per concludere, si capisce e si conferma come i distretti industriali italiani siano rimasti un fattore fondamentale, anche dal punto di vista economico-sociale, per lo sviluppo e il rinnovamento del nostro sistema produttivo nazionale. Il modello di sviluppo italiano non è quindi stato superato da altri ma si è ben consci che vada ammodernato e supportato adeguatamente in questo delicato processo di transizione. Occorrono innanzitutto azioni decise a livello europeo per tutelare il Made in Italy, che è e rimane una risorsa fondamentale dell’Europa stessa, e misure di politica industriale più decise anche nel locale/nazionale volte ad accrescere la capacità di innovazione e di internazionalizzazione dei nostri distretti


About the Author



Torna su ↑