Published on Giugno 23rd, 2005 | by Redazione MG News
0Investimenti nell’informatica e competitività delle imprese
Per il miglioramento della produttività gli investimenti in ICT devono affiancarsi con una rimodellazione della struttura organizzativa. Il Prof Moreno Muffatto dell’Università di Padova analizza questo tema strategico. Come ogni anno Assinform ha pubblicato i dati sulla spesa in tecnologie dell’informazione in Italia nel 2004. I dati sulla spesa per ICT in Italia non sono incoraggianti. La spesa per ICT cresce in tutti i principali paesi a forte industrializzazione ma molto meno in Italia. Cresce infatti del 5,9% nel mondo e del 3,4% in Europa, mentre in Italia cresce solo del 1,5%. Il dato sulla spesa però non è uniforme. Mentre i prodotti consumer vendono di più le imprese comprano di meno. In altre parole cellulari e altri prodotti consumer avanzano mentre si riduce la spesa in tecnologie e servizi per le imprese. La sola componente IT della spesa è in calo (-0,4%) mentre in Europa sale del 2,4%. La riduzione degli investimenti in tecnologie dell’informazione si accompagna ai dati, anch’essi non positivi, che indicano una crescita negativa del PIL nell’ultimo trimestre 2004 (-0,4%) e nel primo trimestre 2005 (-0,5%). La scarsa propensione a investire in tecnologie rappresenta un ulteriore dato negativo sulla difficoltà incontrata da molte imprese e un ulteriore tassello di un mosaico poco promettente sulla capacità di mantenere competitività. L’analisi del dato si presta ad alcune interpretazioni. Da una parte la dimensione media molto piccola delle imprese riduce la loro capacità di investimento, dall’altra c’è però anche una oggettiva difficoltà nel percepire le opportunità offerte dagli investimenti in IT. Se il dato sulle dimensioni è strutturale e quindi difficilmente modificabile qualcosa si può e si dovrebbe fare in termini di riduzione dei gap culturali che limitano la propensione all’investimento in questo settore. Parlare di investimenti invece che semplicemente di spesa costituisce una buona premessa per un’analisi più approfondita del problema. Gli investimenti in IT sono stati oggetto da tempo di osservazione e ricerca e i risultati spesso sono stati contraddittori. Più recentemente si sta affermando una posizione che vede gli investimenti in IT complementari ad altri investimenti di natura organizzativa finalizzati ad introdurre miglioramenti nelle attività di business. Vediamo in sintesi come si sviluppa questa analisi. Si può partire dalla domanda: quale valore aggiunto danno le tecnologie dell’informazione? Si tratta quindi di evidenziare i ritorni degli investimenti in IT. Questi come altri investimenti sono finalizzati ad aumentare la produttività. Ma detto ciò il problema è solo spostato perché emerge quello di misurare la produttività. Da cosa dipende e come si misura la produttività? Tradizionalmente la produttività veniva misurata come unità di output o unità prodotte rispetto agli asset, generamente solo asset fisici. Già da tempo e in misura crescente la produttività si misura come valore prodotto (qualità, puntualità, capacità di risposta alle esigenze del cliente) e gli asset impiegati sono anche asset intangibili come la formazione, i processi organizzativi, i rapporti con i fornitori etc. Ne consegue che anche l’investimento in IT non è solo in hardware, software e servizi collegati ma anche e soprattutto in organizzazione. Senza l’investimento in miglioramento degli “asset organizzativi” le tecnologie dell’informazione producono ben poco. Tecnologie dell’informazione e organizzazione sono quindi asset complementari. Gli uni rinforzano gli altri e insieme producono un vero avanzamento della produttività. Investire in IT non significa solo portarsi a casa strumenti più sofisticati ma rendere questi strumenti produttivi applicandoli correttamente a processi di business rinnovati. L’investimento in asset IT deve essere quindi accompagnato da ancora più rilevanti investimenti in asset complementari intangibili. Le tecnologie dell’informazione producono valore quindi solo se sono accompagnate da innovazioni nel business. Viceversa introdurre tecnologie senza cambiare pratiche organizzative consolidate e senza sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle tecnologie significa in realtà produrre spreco di risorse. Il passo difficile è quello di concepire i costi organizzativi come investimenti e investimenti che danno i loro benefici non nel breve ma piuttosto nel medio-lungo periodo. E’ molto più diffusa nelle imprese invece una cultura che privilegia investimenti in tecnologia che non “disturbano” l’organizzazione ovvero che concepisce i due investimenti come non collegati. Bisogna invece pensare alle opportunità che le tecnologie dell’informazione offrono per migliorare i processi di business. Ma per cogliere queste opportunità bisogna cambiare anche l’organizzazione.
Moreno Muffatto – www.morenomuffatto.org