Tecnologie per l'impresa no image

Published on Gennaio 3rd, 2007 | by Redazione MG News

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Italia e high tech: scommessa tutta da giocare

Tutti concordano sul fatto che l’innovazione è essenziale per la competitività, la crescita e quindi il benessere e la coesione sociale. In particolare l’attività di ricerca e sviluppo è essenziale[…] Tutti concordano sul fatto che l’innovazione è essenziale per la competitività, la crescita e quindi il benessere e la coesione sociale. In particolare l’attività di ricerca e sviluppo è essenziale non solo nei settori ad elevata intensità di conoscenza, ma anche per l’innovazione nei settori definibili tradizionali o maturi. E’ importante quindi accrescere la consapevolezza che la ricerca, e con essa anche l’educazione e la formazione, sono alla base della competitività di un paese.
Una serie di indicatori evidenzia un sostanziale ritardo dell’Italia nei settori della ricerca e dell’alta tecnologia. In particolare, la percentuale di export di prodotti ad alta tecnologia sull’export totale, il numero brevetti e di altre forme di protezione della proprietà intellettuale, la scarsa propensione a investire in ricerca e sviluppo da parte delle imprese. Ma anche lo scarso numero di laureati in percentuale sulla popolazione attiva e in particolare di laureati in discipline scientifiche e dell’ingegneria.
Con riferimento a dati ISTAT, tra il 2000 e il 2004 in Italia la quota dei prodotti ad alta tecnologia sul totale delle esportazioni di beni si è ridotta dall’8,5 al 7,1 per cento del totale, scendendo al di sotto del livello di dieci anni prima (nel 1994, era il 7,6 per cento). Riguardo a questo indicatore si è registrata una diminuzione anche per l’Unione Europea a 15 (dal 20,6 per cento del 2000 al 17,7 del 2004; nel 1994 era pari al 15,1 per cento), per la Francia (dal 25,5 al 20,0 per cento) e per la Germania (dal 16,1 al 14,8 per cento), paesi che si mantengono tuttavia su valori notevolmente superiori a quelli dell’Italia.
Il complesso delle esportazioni italiane continua ad essere concentrato in settori a bassa tecnologia, esposti alla concorrenza di paesi emergenti con costo del lavoro nettamente inferiore.
Sempre con riferimento a dati ISTAT tra il 2000 e il 2004 l’incidenza della spesa in ricerca e sviluppo è restata stabile in tutte le maggiori economie europee. Tuttavia, mentre in Germania questa si è mantenuta intorno al 2,5 per cento del Pil, in Francia al 2,2 e nel Regno Unito all’1,8-1,9 per cento, in Italia è rimasta intorno a un livello di poco superiore all’1 per cento del Pil, come a metà degli anni Ottanta.
Secondo l’Innovation Scoreboard 2006 nella migliore delle ipotesi l’Italia raggiungerà la media EU25 nel 2015. Ma il traguardo “media EU a 15” è addirittura a 50 anni.
D’altra parte nazioni emergenti come India e Cina stanno bruciando le tappe rispetto al tradizionale percorso di sviluppo basato su agricoltura, industria pesante, alta tecnologia e puntano direttamente ai settori più innovativi. La specializzazione settoriale cinese sta cambiando rapidamente, spostandosi dai settori tradizionali verso i settori dove le competenze, l’innovazione e gli investimenti in ricerca e sviluppo svolgono un ruolo fondamentale.
La Cina ha incrementato fortemente in pochi anni la percentuale nel suo export di prodotti high-tech. Il tasso di crescita delle esportazioni high-tech cinesi dalla metà degli anni Novanta ha superato il 20 per cento annuo, di gran lunga superiore ai tassi di crescita delle esportazioni manifatturiere cinesi e a quelli delle esportazioni high-tech di paesi quali Taipei, Hong Kong, Corea, Stati Uniti ed Europa.
La spesa per ricerca e sviluppo della Cina, 136 miliardi di dollari, ha superato quella del Giappone, 130 miliardi di dollari. Mentre gli USA e l’Unione Europea spendono rispettivamente 330 e 230 miliardi di dollari.
E’ in forte espansione il numero di centri di ricerca e sviluppo aperti da imprese straniere in Cina. Da dieci anni il Governo cinese punta ad attrarre investimenti esteri in settori a media e alta tecnologia, offrendo incentivi di varia natura. È stato stimato che siano presenti in Cina più di quattrocento laboratori non cinesi di R&D, con un ampio uso di ingegneri cinesi. La Cina emerge come la destinazione preferita in termini di localizzazione degli investimenti di ricerca e sviluppo dai top manager di un campione di imprese Ocse, davanti a Stati Uniti, India, Regno Unito e Germania.
Il numero di laureati nelle discipline scientifiche di base nei paesi europei è in diminuzione, mentre la Cina si propone di raggiungere in breve tempo il traguardo di 1.000.000 di laureati in ingegneria all’anno.
Nel rapporto del Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi “Istruzione e crescita economica” si legge:
”L’Italia, tra i paesi a più elevato livello di sviluppo, è finora caratterizzata per l’anomalia e la staticità del suo modello di specializzazione, in cui spiccano proprio i comparti caratterizzati da medio-bassa intensità di capitale umano: è un modello coerente con una scarsa dotazione relativa di manodopera a elevata qualifica. Nel nuovo contesto tecnologico e competitivo tale modello penalizza la nostra economia, ostacolandone l’inserimento nei comparti innovativi oggi più dinamici ed esponendola alla inasprita concorrenza dei paesi emergenti”.
A questi dati poco confortanti si accompagna però una realtà fatta di tante imprese medio-piccole ma di rilievo internazionale in vari settori ad alta tecnologia, dalla micro e optoelettronica, alla chimica, alle tecnologie biomediche e biotecnologie.
Se gli indicatori non sono di buon auspicio la propensione imprenditoriale anche nei settori ad alta tecnologia non sembra affatto affievolita. L’Italia ha smesso di credere nell’alta tecnologia? L’Università di Padova organizza per il prossimo 2 febbraio 2007 il convegno “Innovazione ed imprese ad alta tecnologia” a cui sono invitati imprenditori, esponenti del mondo della ricerca, della finanza e della politica.
Tra le principali aziende e relatori presenti si segnalano:
Andrea Bosio Presidente di Telsey, azienda leader mondiale nella progettazione e produzione di Access Gateway, IP-Video Station e altre soluzioni per la comunicazione multimediale a banda larga.
Aldo Cocchiglia Amministratore Delegato di Nidek Technologies azienda specializzata nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione di strumenti e sistemi diagnostici ad alta tecnologia e sistemi informatici per l’oculistica.
Francesco De Rubertis General Partner di Index Ventures,. Index Ventures, con sede a Ginevra, è una delle piu’ importanti società di venture capital attiva in Europa. I suoi investimenti si concentrano nel campo dell’information technology e della farmaceutica e biotecnologie.
Carlo Farina Amministratore Delegato di Nikem Research. NiKem Research, nata nel 2001 come spin-off del gruppo Glaxo-SmithKline, è oggi un’azienda in grado di collegare i migliori risultati della ricerca biologica con lo sviluppo pre-clinico del farmaco.
Paolo Fundarò Chief Financial Officer e General Manager di Genextra. Fondata nel 2003, Genextra è un’azienda biofarmaceutica che si occupa dello sviluppo di terapie innovative per la cura del cancro, di problemi metabolici e dell’invecchiamento.
Sergio Galbiati Direttore Generale di Micron Technology Italia, uno dei principali produttori mondiali di sensori di immagine, memorie DRAM e memorie Flash.
Roberto Siagri tra fondatori di Eurotech attualmente ricopre la carica di Presidente ed Amministratore Delegato. Eurotech è azienda leader nel campo dei nanocomputer e dei computer ad elevate capacità di calcolo o supercomputer.
Francesco Sinigaglia Chief Executive Officer e direttore generale di BioXell sin dalla fondazione della societa’ nel 2002 come spin-off di Roche Milano Ricerche, un’istituto dedito alla ricerca biomedica nel campo dell’immunologia. Bioxell è stata recentemente quotata alla Borsa di Zurigo.
Il convegno “Innovazione ed imprese ad alta tecnologia” si terrà venerdì 2 febbraio 2007 in Aula Magna “Galileo Galilei” all’Università di Padova. La partecipazione al convegno è libera fino ad esaurimento dei posti. Ulteriori informazioni al sito www.laboratorioinnovazione.org.

Moreno Muffatto


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