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Published on Maggio 23rd, 2005 | by Redazione MG News

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La Bioedilizia “aggancia” il business al territorio

Edilizia ecologica, edilizia compatibile, edilizia sostenibile, bioarchitettura, ecoarchitettura sono tutti sinonimi che stanno a significare la possibilità di costruire un edificio limitando al massimo l’impatto sull’ambiente circostante: dove prima c’erano[…] Edilizia ecologica, edilizia compatibile, edilizia sostenibile, bioarchitettura, ecoarchitettura sono tutti sinonimi che stanno a significare la possibilità di costruire un edificio limitando al massimo l’impatto sull’ambiente circostante: dove prima c’erano piante, animali, zone umide, boschi, ora ci sono edifici che producono rifiuti, consumano energia, acqua, suolo e inquinano l’aria. Da un lato vi è il problema di ridurre i consumi energetici e dall’altro quello di diminuire l’impatto derivante dalle emissioni di biossido di carbonio (CO2) frutto del riscaldamento con derivati del petrolio. Si pensi che il 50% dell’energia consumata è legata direttamente o indirettamente al settore edilizio. Per Bioedilizia si intende anche quella scienza che studia i materiali e le forme più idonee al benessere dell’uomo nella sua abitazione. Costruire offrendo a chi vi abita una residenza senza arrecare disturbi di vario genere intese come vere e proprie malattie fisiche o psichiche rispettando alcuni principi del corretto uso di prodotti naturali e non tossici: pavimentazioni, saponi, vernici, vernici per ferro e caloriferi, isolanti termoacustici, pitture murali, intonaci e finiture decorative per pareti. Si pensi che la qualità dell’aria che respiriamo nelle case costruite in questi ultimi 30-40 anni, è 4-5 volte peggiore rispetto all’ambiente esterno per la presenza appunto di elementi tossici quali benzene, formaldeide, ecc. questo sia per la scarsa aerazione dei locali, che per la presenza di additivi chimici nei materiali edili utilizzati. La Bioedilizia si basa su concetti come ad esempio “lo spirito del luogo”, “la sapienza ambientale” o “il regionalismo”, ossia impiegare materiali da costruzione presenti sul luogo e quindi adatti a quel particolare clima, adottando sistemi costruttivi che hanno superato la prova del tempo rivelandosi i più idonei. Su questo particolare concetto è possibile comprendere perché un portico se realizzato nella facciata sud e in climi caldi garantisce un comfort termico migliore e più economico del cemento sotto il sole africano, perché le case a Palermo hanno la copertura a terrazza e a Torino a falde, le case di Ostuni sono tutte intonacate con la calce e tinte di bianco e le case di Amsterdam hanno finestre senza persiane, ecc…. Sono tutte scelte dettate dall’ esigenza di ottenere un migliore comfort ambientale e un maggiore risparmio energetico ed economico sfruttando le caratteristiche specifiche del luogo. Nel Veneto, ed in particolare nel distretto della Bioedilizia nato nel 2003, si registravano allora 132 aziende tra studi professionali, produttori, costruttori, impiantisti e imprese di costruzioni; nel 2004 queste adesioni erano salite a 183 e ad aprile 2005 il numero complessivo raggiunge le 220 imprese con un aumento del 67% rispetto al 2003. Quasi l’80% di quest’ultime si trova nella provincia di Treviso fino a formare un vero e proprio distretto industriale. Quest’ultimo è costituito da una filiera di aziende e professionisti del settore, i quali operano in modo sinergico, ottimizzando i risultati sia dal punto di vista delle tecniche di costruzione che dal lato del business. Tutto questo grazie anche ai fondi regionali della legge 8/2003 che le singole imprese, per lo più di piccole dimensioni, non potrebbero altrimenti permettersi. Uno degli obiettivi del distretto è offrire ai partecipanti opportunità di lavoro aggregando, attorno ad un progetto di bioarchitettura e bioedilizia presentato da un’impresa o da uno studio, tutte le competenze necessarie per la sua realizzazione. Tra i progetti delle imprese legate al distretto, c’è la stesura delle linee guida ed aspetti fondamentali quali la promozione del marchio del distretto, la presentazione alle aree fieristiche di settore e soprattutto un progetto per la riconversione di un’area produttiva dismessa alle porte di Treviso. Questi progetti, del valore di 1,6 milioni di €, sono stati ammessi al contributo regionale della legge 8/2003. Il principale filone di competenze in ricerca e sviluppo del distretto riguarda la progettazione. La premessa per lo sviluppo dell’edilizia eco-compatibile è che le abitazioni, i quartieri, le città vengano progettate con criteri sempre più rispettosi del rapporto con l’ambiente. In questo senso è fondamentale il ruolo di pianificazione urbanistica svolto dagli enti locali. È inoltre importante che questi principi vengano diffusi in maniera adeguata a tutti i livelli: dagli operatori del settore, agli amministratori locali, fino alla pubblica opinione. La provincia di Treviso è una delle principali promotrici del distretto della bioedilizia ed uno dei progetti più importanti attualmente in corso è quello della realizzazione delle “Linee guida per la sostenibilità ambientale e per la qualità dell’abitare” la cui adozione viene proposta alle varie amministrazioni comunali del territorio trevigiano. Il progetto consente alle singole amministrazioni di recepire i principi fondamentali per la progettazione eco-compatibile e di prevedere degli incentivi economici per chi propone progetti di bioedilizia. Sono già 14 i comuni della provincia di Treviso che hanno adoato le linee guida del distretto (Asolo, Crocetta del montello, Pederobba, Riese Pio X, S.Biagio di Callalta, Ponte di piave, Volpago) o che comunque hanno espresso la volontà di farlo (Casale sul Sile, Godega di S.Urbano, Oderzo, Possano, S.Zenone, Mogliano Veneto). Il questo momento, uno degli ambiti che porta maggior redditività nel settore della bioedilizia è quello del risparmio energetico, poiché va ad incidere direttamente nelle tasche dei cittadini. Si intendono quindi attrezzature come pannelli solari, nuovi sistemi di coibentazione di pareti e soffitti, ecc. Il distretto ha inoltre sviluppato contatti con le due associazioni di architettura bio-sostenibile, ovvero l’INBAR (Istituto Nazionale Bio Architettura) e l’ANAB (Associazione Nazionale Architettura Biologica) e ha costruito una rete di esperti a livello nazionale ed internazionale che intervengono sull’attività del distretto fornendo consulenza tecnico-scientifica ai suoi progetti. Opera inoltre con l’ausilio di operatori di strutture universitarie quali lo IUAV a Venezia, l’Università di Ferrara e il centro di ricerche di Trieste. Un punto fondamentale sul quale si sta accentrando la ricerca è la valutazione sulla qualità dei materiali, questo soprattutto in favore delle amministrazioni comunali che sono obbligate a valutare ed accertare la eco-sostenibilità degli elementi utilizzati in edilizia sulla base di parametri specifici, o che debbono inserire delle specifiche tecniche in un bando. Per quanto riguarda l’internazionalizzazione del distretto, vi sono rapporti di collaborazione tra gli studi di progettazione, che fanno parte del distretto, con studi europei ed extraeuropei. Grazie a progetti europei vi sono continue opportunità che portano buone prospettive di mercato, soprattutto nelle ristrutturazioni edilizie con materiali eco-compatibili. La più recente è rappresentata da un gruppo di imprese brasiliane che, avendo a disposizione delle cave, vorrebbero produrre calce in modo naturale e chiedono agli operatori del distretto trevigiano la tecnologia necessaria.


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