Promozione made in italy no image

Published on Novembre 25th, 2004 | by Redazione MG News

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La creatività come vantaggio competitivo

In questo momento per le PMI lo scoglio più grande è la massificazione dell’offerta, la risposta è nella creatività e nel fattore emozione In questo momento e nei prossimi 5 anni le nostre Pmi si troveranno di fronte ad uno scoglio sempre più grande ed allo stesso tempo invisibile: la massificazione dell’offerta nella logica della globalizzazione. Cosa differenzia oggi un occhiale italiano da uno cinese? Qual è il nuovo valore aggiunto che siamo in grado di affermare su un prodotto come quello citato profondamente assediato da una concorrenza ‘simile’ a lui. Le risposte si trovano esclusivamente nelle nostre radici, nel territorio in cui operiamo e nel cosiddetto capitalismo delle persone su cui tenderei a centrare gli sforzi e gli investimenti degli imprenditori nel medio-breve. Quello che non ci può copiare nessuno è rappresentato da ‘noi stessi’. E’ il momento di investire su questo capitale che è in grado di portare in poco tempo innovazione, diversificazione, successo. Negli ultimi dieci anni si è riscoperta la varibile ‘creativa’ come leva d’impresa non solo legata al ‘made in italy’, creativo per natura, ma manca ancora un’ufficializzazione. Assistiamo ammirati a fenomeni aziendali come quelli della Geox (‘la scarpa che respira…’) come osava sussurrare e chiedere mia madre alla commessa quando io piccolino stavo per accingermi ad acquistare un nuovo paio di scarpine) ma non riteniamo di dover applicare i medesimi metodi perché semplicemente il nostro prodotto è troppo metallico o più inconsistente (come l’offerta turistica). Credetemi, è l’ora di ricredersi. L’Italia deve puntare sul capitalismo delle persone, sul loro arricchimento, sulla libertà di farli parlare e comunicare in impresa, sul rischio calcolato anche di un loro errore a vantaggio di un’esperienza acquisita. La creatività non è semplicemente un dono divino. Si può diventare creativi (vedi la Scuola di AnnaMaria Testa), si può diventare curiosi, si può lavorare in impresa come si vive nel proprio tempo libero con il vantaggio di pensare positivo e diverso dagli stereotipi economici che non sanno più interpretare un momento sociale dove l’unica certezza è rappresentata dall’incertezza. Si può usare la propria intelligenza emotiva (vedi ‘Il fattore emozione’ Cooper-Sawaf di Sperling e Kupfer editori) per creare innovazione dove le novità fanno fatica ad affiorare dall’uso della razionalità.


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