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Published on Marzo 11th, 2005 | by Redazione MG News

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Ma va in Cina!

Probabilmente questo epiteto, che ricordo risuonare nelle calli veneziane all’indirizzo dell’insensato di turno, ritornerà presto in auge in tutto il Nord Est nei prossimi tre anni. In un virtuale viaggio all’incontrario,[…] Probabilmente questo epiteto, che ricordo risuonare nelle calli veneziane all’indirizzo dell’insensato di turno, ritornerà presto in auge in tutto il Nord Est nei prossimi tre anni. In un virtuale viaggio all’incontrario, rispetto al grande viaggiatore Marco Polo a cui oggi è intitolato l’omonimo aeroporto della Laguna, molti dei nostri imprenditori del made in Italy desidererebbero che l’ago della bilancia tra Cina ed Italia incominciasse a pesare (nel bilancio tra export ed import) sensibilmente di più ad Oriente. Oggi questo desiderio potrebbe prendere finalmente corpo: oltre 150 milioni di cinesi dispongono già di una capacità di reddito ed una propensione al consumo simile a quella degli europei. Ma la Cina, per i nostri imprenditori, è vicina ed allo stesso tempo distante, invisibile. Provengono da una civiltà millenaria, tenuta tenacemente distante dalla nostra da una politica isolazionista che per molto tempo ci ha nascosto un dragone addormentato che è in grado di rappresentare oggi allo stesso tempo il maggior produttore, esportatore e futuro consumatore mondiale. Il passaggio ideale del testimone tra l’economia apripista americana degli anni ’50 ad una economia globale con forti accenti asiatici. Tutto ciò è accaduto in questi dieci anni con una lentezza subdola: ovvero attraverso il silenzio e l’invisibilità abbinato ad un sistema di regole che non prevede regole. Nessuno di noi si è accorto di loro fintanto che non se ne sono visti, di asiatici, in abbondanza ed hanno rastrellato interi quartieri per autosostenersi. Nessuno li ha considerato concorrenti validi finchè questi non hanno messo sul tavolo delle trattative, in alternativa ai nostri, prodotti simili a costi di molto inferiori. Nessuno li ha mai considerati potenziali consumatori all’europea finchè non li abbiamo incominciato a vedere spendere. Nessuno li aveva probabilmente studiati abbastanza prima per capire cosa sarebbe successo poi. Questa confusione di ruoli, tra noi che li guidavamo e che rischiamo di essere guidati, viene vissuta dai nostri imprenditori come chi deve mangiare una frittata rovesciata che dimostra una brutta faccia ma conserva lo stesso gusto di quella diritta. La Cina c’è sempre stata. L’abbiamo usata al punto di essere usati. Era impensabile stuzzicare un dragone senza attendersi il risveglio. Per chi vuol dargli il benvenuto le possibili argomentazioni e mezzi per farselo amico sono: visione globale, posizionamento strategico, innovazione, brand, collaborazione, modestia (soprattutto).


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