Marketing e comunicazione no image

Published on Ottobre 22nd, 2007 | by Redazione MG News

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L’agonia della tv generalista, le aziende reagiscano!

Non siamo ancora ad invocare la fine dell’accanimento terapeutico per un malato terminale, ma certamente i pannicelli caldi non riescono più a mitigare la cancrena della Tv generalista (RAI e Mediaset) in primis. Anche quest’anno –350.000 persone in meno di ascolti, goccia a goccia si prosciuga in parallelo anche il Bengodi della pubblicità.

Certamente non si può che concordare con Aldo Grasso quando sostiene dalla colonne del Corriere della Sera che la TV è lo specchio della nazione, o almeno di una parte preponderante di essa. Palinsesti fotocopiati dagli anni precedenti, personaggi ormai incancreniti nei loro ruoli-programmi, come ad esempio la Ventura da una parte e la De Filippi dall’altra, nessun tentativo di inserire nuovi format di programmi anche se importati dall’estero, figurarsi di sperimentare nuovi modi di fare informazione ed intrattenimento, magari basati sull’intrecciarsi di più media come la Tv, il web e il cellulare.
Si pensi che la più significativa novità di questo inizio di stagione televisiva è il mini-quiz serale “I soliti ignoti”, condotto da Frizzi e tratto da un format americano….

Il calo degli ascolti rispetto all’anno scorso è tutto sommato modesto: –350.000 spettatori, un’inezia rispetto ai 24 milioni che formano la platea televisiva. Troppo poco per mettere in fibrillazione le menti assopite del CDA Rai e troppo poco per mettere in agitazione grandi agenzie di pubblicità e centri media per le quali da anni la TV generalista rappresenta la classica mucca da mungere (“cash cow” è l’efficace termine anglosassone che indica la strategia di marketing che le aziende usano per spremere i prodotti giunti alla fine del ciclo di vita).

Ma allora non abbiamo nessuna possibilità di reagire a questo conformismo dilagante e preoccupante, a questa assoluta mancanza di innovazione e voglia di sperimentazione ?
La possibilità c’è, sia per gli spettatori che per le aziende inserzioniste:
– Per gli spettatori: a parte la possibilità di abbonarsi ai canali satellitari o al digitale terrestre, fatto vissuto come scomodo ed oneroso, stanno nascendo, soprattutto dal web, canali televisivi di buona qualità, spesso dal basso, fatti con i contributi diretti della gente. E’ questo il caso, ad esempio di Qoob.TV

– Per le aziende: qui ci vuole un po’ di coraggio. Si tratta di decidere a priori di spostare una parte (anche piccola, forse per partire basta anche il 5%) del poderoso budget destinato alla pubblicità in TV per cominciare a sperimentare nuovi canali, nuove forme di comunicazione. Perché, ad esempio, non assumere una piccola agguerrita redazione che sia in grado di costruire contenuti informativi e di relazione attraverso un blog aziendale, una web Tv, oppure di far partecipare l’azienda a tutte le forme evolute di social network come ad esempio YouTube, MySpace, ecc. Si tratta di sperimentare nuove forme di comunicazione, a due vie, con il proprio consumatore. Un approccio che porta un grande beneficio in termini di conoscenza delle esigenze e dei desideri da un lato e di riduzione delle distanze ed accrescimento della fiducia, dall’altro.

Sarebbe interessante che qualcuno tra gli addetti ai lavori avesse il coraggio di misurare veramente l’efficacia degli spot televisivi che passano sulla Tv generalista. Ma questo non succederà: un’indagine realmente seria ed indipendente darebbe dei risultati talmente inquietanti da mettere in allarme (questa volta sì, sul serio) sia i sonnacchiosi consiglieri che i pasciuti operatori della comunicazione di cui parlavamo più sopra.

Se volete dire la vostra su questo tema mail: mercatoglobale@gmail.com 


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