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Published on Ottobre 13th, 2021 | by Redazione MG News

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Green pass errore strategico del Governo Draghi

Come previsto in un nostro articolo non avendo la forza di stabilire l’obbligo vaccinale il Governo impone per decreto – usando lo stato di emergenza – il Green pass nei luoghi di lavoro. Si tratta di un errore strategico che ha già causato e causerà ancora di più confusione e conflittualità nelle aziende e nelle piazze

Perchè la questione dell’imposizione del Green pass – se pure sulla carta una misura che va nella direzione della salvaguardia della salute – in realtà potrebbe trasformarsi in un boomerang per il Governo?

  • Intanto è oggettivo che le prime ad andare in difficoltà sono le piccole e medie imprese che nel caso di lavoratori sprovvisti di Green pass dovrebbero sospenderli dalla mansione, crando in molti casi delle problematiche operative insolubili. Si calcola che circa il 20% della forza lavoro in Italia sia non vaccinata
  • In alcuni settori questo problema è aggravato dalla presenza di manodopera straniera (Paesi dell’Est, Albania, etc) spesso non vaccinati o in possesso di certificazioni false che in quei paesi si comprano agevolmente
  • Da un punto di vista dei controlli l’organizzazione è complicatissima anche per aziende grandi e strutturate. In teoria i controlli spettano al datore di lavoro ma questo a sua volta deve delegare ai vari capireparto e qui comincia il caos. Pensiamo ad un’azienda che ha squadre di 50-100 persone (operai, operatori di logistica, netturbini, etc) magari che lavorano su turni. Questi dovrebbero essere controllati giornalmente sul possesso di una certificazione valida. Quindi il caporeparto come fa ? Deve essere presente all’inizio di ogni turno ? Deve avere registro per segnalare chi è in regola e chi no? Deve comunicare tempestivamente alla direzione chi non è in regola ? E se non è in regola che fa? Gli blocca fisicamente l’ingresso al lavoro? Anche solo limitarsi a controllare giornalmente chi non è vaccinato rappresenta comunque un onere difficilmente sostenibile
  • Sembra accertato che in alcuni settori strategici per il Paese come ad esempio la Logistica, la percentuale di non vaccinati sia del 30-40%. Si tratta di un peso notevole e il rifiuto di una categoria del genere dell’obbligo al Green pass metterebbe in ginocchio filiere di imprese e in ultima analisi il Paese. La cosa si sta già verificando concretamente con i portuali di Trieste ed è facile immaginare come il fuoco possa allargarsi. In questo caso non è bastata la promessa di tamponi gratuiti per far redecere la protesta
  • E’ chiaro che su un tema come questo il disagio sociale già peraltro molto evidente può trovare una forte catalizzazione. Infatti la narrazione di un Italia in grande ripresa, di un recupero completo dell’occupazione etc etc non regge. La gran parte della nuova occupazione che si è creata negli ultimi 3-4 mesi è un’occupazione precaria. Si tratta di contratti a tempo determinato, di stage prolungati, di apprendistato. Spesso con l’applicazione di contratti con condizioni economiche sfavorevoli ai lavoratori, molti dei quali avevano perso un lavoro in settori meglio pagati. Classico caso di un lavoratore di un’azienda manifatturiera che ha chiuso o ridimensionato che trova lavoro (precario) in un’azienda della logistica. O di una lavoratrice che trova impiego nel settore delle pulizie (7 euro all’ora o anche meno – 850 euro netti al mese)
  • Questo è lo scenario ideale per l’emergere di proteste di piazza anche violente (come si è visto in vari luoghi in questo mese di ottobre) guidate e strumentalizzate da forze estremistiche. E qui il rischio di disordini sociali con conseguenze gravi è molto forte.
  • Per finire questo obbligo di Green pass è comunque a tempo (fino a fine dicembre perchè poi finisce lo stato di emergenza) e rischia di non raggiungere l’obiettivo che si è prefisso, ovvero aumentare la percentuale dei vaccinati portandola al 90% ed oltre. Per la semplice ragione che chi vuole sottrarsi al vaccino lo può fare in vari modi. Ovviamente con i tamponi e magari usando in maniera sapiente ferie e permessi accumulati. Oppure mettendosi in malattia a singhiozzo. Oppure concordando con l’azienda compiacente un periodo di smart working dove il controllo del Greenpass da parte del datore di lavoro è solo teorico.

In sostanza una misura che oltre a fomentare il disagio sociale, essere difficilmente applicabile, a creare difficoltà alle aziende, rischia di essere sostanzialmente inefficace.
Ma cosa poteva fare il Governo in alternativa ? Migliorare il sistema di test e tracciamento controllando meglio la circolazione del virus, ad esempio. Oppure favorendo le aziende con tamponi gratuiti da fare a campione magari sul personale non vaccinato. Un esempio: ho 500 dipendenti e si questi 100 non sono vaccinati. Ne controllo 50 alla settimana e se li becco positivi li metto in quarantena magari a stipendio ridotto. 50 tamponi alla settimana vuol dire 10 al giorno, un onere organizzativo sicuramente sopportabile anche appoggiandosi a strutture esterne. L’onere del tampone e la riduzione di stipendio in caso di positività possono comunque spingere qualcuno a vaccinarsi. Ovvio che i No Vax duri e puri non lo faranno, ma non lo avrebbero fatto neanche con l’obbligo di Green pass. In realtà i protocolli di sicurezza appplicati nei luoghi di lavoro finora hanno funzionato piuttosto bene. Infatti il grosso dei contagi proviene da altri ambiti (mezzi pubblici, luoghi di aggregazione, famiglie, etc).
Focalizzare e stringere i controlli e penalizzare economicamente chi non è vaccinato per un periodo congruo di tempo poteva essere un’alternativa plausibile.

 

 

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