Ditelavostra

Published on Gennaio 23rd, 2024 | by Redazione MG News

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Contano ancora i partiti a livello locale ?

Mi sono trovato a pensare in relazione alla realtà amministrativa nel Veneto: che differenza passa tra un sindaco “leghista” come Mario Conte a Treviso e un sindaco “di sinistra” come Sergio Giordani a Padova ?

Ma il discorso si potrebbe tranquillamente allargare ad altri sindaci di città del Veneto e non solo. Quello che sta succedendo negli ultimi anni è che vengono eletti sindaci che hanno un profilo di indipendenti, di civici. E se appartengono a qualche partito – come ad esempio il caso di Conte (Lega) o di Possamai (PD) a Vicenza – assumono posizioni spesso in distonia con le direttive nazionali.

La verità che sta emergendo con forza dal nostro territorio – ma probabilmente la stessa cosa si può dire in altre parti d’Italia – è che l’appartenenza di un amministratore locale ad un partito non è più un valore aggiunto ai fini del consenso. Anzi può essere un problema.

Ricordiamo ad esempio Possamai che non ha voluto leader nazionali del suo partito supportare la sua campagna elettorale. Oppure Tommasi (Verona – area csx) che i partiti li ha volutamente tenuti fuori da tutto il processo di creazione del programma e poi anche in campagna elettorale hanno avuto un ruolo marginale.

Esempio poi di posizioni di partiti nazionali sconfessate a livello locale ce ne sono veramente tante. Nel Veneto Zaia per primo ha preso molto spesso posizioni considerate “progressiste” come ad esempio sulla questione della legge sul fine vita, ma anche in tante altre occasioni. Mostrando sempre più insofferenza per la direzione nazionale e Salvini in particolare.
Sono convinto che se Zaia si presentasse alle prossime elezioni regionali (non si sa ancora se potrà farlo) con una sua lista non sostenuta da nessun partito, prenderebbe il 30-40% delle preferenze ed il suo partito il 5% (ma sono ottimista).

Sempre di recente sulla questione ridicola e paradossale del limite di velocità 30 all’ora in alcune città e segnatamente Bologna, messo sotto accusa dal “ministro” (faccio tanta fatica a considerarlo tale) Salvini, molti sindaci cd “di centro-destra” hanno dato ragione a Lepore, il sindaco di Bologna. Tra questi è stato molto deciso lo stesso Mario Conte che sa quanto inquinamento ci sia attorno la città di Treviso e dei comportamenti spesso incivili degli automobilisti.
A parte l’ennesima figura di merda di Salvini che non si ricorda che lui stesso con un decreto ha autorizzato l’istituzione delle Zone 30. – non solo ma ha anche finanziato i comuni in questa direzione – questo misura l’ormai insormontabile distanza che separa le esigenze delle persone nei territori e le politiche “ideologiche senza idee” dei partiti nazionali.

Quindi cosa fa scegliere e preferire un amministratore locale ai cittadini ?

Oggi molto più che in passato le cose che contano per un sindaco (o un candidato) sono queste:

  • La capacità di ascolto. Si ascoltano le esigenze di tutti, singoli cittadini o organizzati in associazione, e si parte da là per costruire il programma
  • La capacità di aggregare persone, associazioni, comitati anche con interessi molto diversi portandoli verso un obiettivo comune
  • Predisporre un programma che sia “inclusivo” ovvero che privilegi i momenti di coesione e socialità, includendo soprattutto le fasce più fragili
  • Quando si deve decidere la squadra di assessori e collaboratori privilegiare la competenza e la passione, all’appartenenza politica
  • Affrontare con pragmatismo e coraggio i tanti problemi che si presentano, non guardando in faccia nessuno, men che meno le minchiate spesso propinate dai partiti nazionali

Siamo arrivati al punto che il consenso nazionale di alcuni partiti italiani oggi dipenda molto dalle capacità mostrate dagli amministratori locali appartenenti a quel partito (almeno formalmente).

Il caso più clamoroso è quello della Lega che – nonostante la batosta alle ultime elezioni – se raccoglie ancora tanti voti al Nord lo deve quasi esclusivamente al lavoro fatto sui territori dai suoi amministratori locali. Lo stesso discorso, anche se in minor misura, vale per il PD

 

 

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