Analisi e ricerche di mercato Elly Schlein

Published on Gennaio 10th, 2024 | by Redazione MG News

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Partiti cosa è cambiato nel 2023. Nulla o quasi

Partendo dalla Supermedia di Youtrend facciamo alcune considerazioni sullo stato di salute dei partiti e più in generale del sistema politico e degli elettori italiani. Guardando i trend del 2023 sembrerebbe sia cambiato poco o nulla. Ma sappiamo che bastano pochi mesi per cambiare il quadro politico

Dunque la politica italiana è condannata all’immobilismo? Siamo condannati a tenerci questo Governo e questa maggioranza per saecula saeculorum ?
Analizzando l’andamento del consenso elettorale (ipotetico, come media dei sondaggi) nel corso del 2023 di partiti e coalizioni come ben sintetizzato dalla Supermedia Youtrend, emergono alcuni dati che tentiamo di commentare:

  • Il partito della Meloni ha perso consenso rispetto a inizio anno (-1,5%) ma è giusto dire che il livello raggiunto da FDI a fine 2022 è assolutamente eccezionale e frutto della ubriacatura post elettorale di una parte dell’elettorato italiano – diciamo molto sensibile alle “sbornie”. Se il confronto lo facciamo con le elezioni politiche 2022 vediamo che FDI sta sopra di un paio di punti percentuali. Quindi un successo indubbiamente. In realtà agli occhi della maggior parte dell’elettorato italiano il Governo ha fatto bene, perchè non hanno visto segni tangibili negativi sulle loro tasche (ancora) e perchè non hanno capacità di analisi politica tale da fare perdere consenso a Meloni che è vista (ancora) come salvatrice della patria. Nonostante i disastri e insuccessi accumulati, la palese incapacità della sua classe politica e la assoluta mancanza di una visione per il futuro. Su temi fondamentali quali la transizione ecologica e il fenomeno migratorio
  • Il Partito Democratico dopo la debacle elettorale del 2022 ha avuto alcuni mesi di sbando assoluto senza leadership che lo ha portato a livelli negativi mai toccati nel sondaggi (16%). Ecco perchè sembra il partito che ha guadagnato di più nel 2023. Il livello di partenza era così basso che non poteva che salire. La novità della segreteria Schlein ha portato a sfiorare il 21% dei consensi a metà anno per poi ripiegare a fine anno su livelli simili al risultato non esaltante del 2022. La sostanza è che Schlein è riuscita a riprendersi gli elettori PD persi a fine 2022 ma non riesce a fare breccia in fasce di elettorato diverse da quelle degli ultimi anni, che hanno portato a coniare termini come “Partito ZTL”. Cioè partito legato ai grandi centri e che prende voti soprattutto nella classe borghese medio-alta ed eventualmente nei dipendenti pubblici.
  • Movimento 5 Stelle: anche qui è meglio fare un confronto con un dato “certo” come le politiche del 2022. Perchè il dato di fine 2022 è “sporcato” dal drenaggio momentaneo di voti proveniente dagli elettori PD nel periodo di massimo sbandamento (vedi sopra). Il confronto con le politiche da un M5S in salita di circa un punto, quindi tendenzialmente positivo. Diciamo che si è consolidata la posizione come “partito del Sud” nel senso che ha un consenso molto forte nelle regioni meridionali (Campania, Puglia, ma anche Calabria e Sicilia) e invece piuttosto debole al Nord. Diciamo che raccoglie consensi un due fasce di elettori molto diverse. Nella fascia popolare medio-bassa del Sud (disoccupati, sotto-occupati, redditi bassi) e in una fascia di elettori di livello culturale medio-alto principalmente del Sud ma non solo. E oggettivamente poco presente nei cd “ceti produttivi”: quindi da un lato imprenditori e professionisti e dall’altro operai, ovviamente entrambi principalmente collocati al Nord. Tra questi ceti prevale l’immagine del M5S come “quelli del reddito di cittadinanza”, con connotazione negativa. Finchè non riusciranno a scrollarsi di dosso questa immagine il loro bacino elettorale rimarrà limitato e non potranno andare molto oltre l’attuale consenso.
  • Lega: mi viene in mente una pubblicità degli anni 60-70 che riguardava una lozione per i capelli (Endoten forse?) in cui l’uomo mostrava di aver provato molte cose contro la caduta dei capelli ma concludeva sconsolato: “Ho fatto ho fatto ma non ho visto niente“. Alle elezioni del 2022 la Lega ha ottenuto un risultato imbarazzante, una debacle assoluta che avrebbe costretto alle dimissioni qualunque leader politico del mondo. Con l’eccezione di Salvini, che appunto non si è dimesso. Beneficiato di un ministero che ha visto in passato personalità ben superiori alla sua, per voler essere buoni, si è agitato come nessun altro politico in questo 2023, nel disperato quanto inutile tentativo di recuperare un po’ del consenso che si era presa la Meloni. 8,8% era la percentuale alle politiche del 2022 e 8,8% è la percentuale dei sondaggi di fine 2023. Ormai sputtanato su molti fronti (fra tutti la famosa cancellazione della Legge Fornero sulle pensioni che questo Governo è riuscito addirittura a peggiorare) Salvini è un politico senza nessuna credibilità. Il consenso di cui gode ancora la Lega (ormai solo al Nord) è legato alla buona gestione di alcune regioni come ad esempio Veneto e Friuli. Ogni giorno che passa mi stupisco che nessuno di quel partito si muova per dare un calcio nel culo a questo buono a nulla, prima che faccia ulteriori danni e faccia sparire la Lega come partito nazionale.
  • Forza Italia: gli orfani di Berlusconi rispetto alle politiche del 2022 sono riusciti tutto sommato a galleggiare anche se secondo me si tratta di un affondamento lento ma inesorabile. Hanno perso solo un punto percentuale ma il trend è negativo e a meno dall’emergere di un nuovo leader con carisma (che oggi non si vede) secondo me Forza Italia è destinata ad essere da un lato fagocitata dal partito della Meloni, soprattutto se prevarrà la “faccia moderata” di FDI. Oppure a veder fuggire gli elettori verso i centrini di Calenda e Renzi (questo meno probabile).
  • Ex Terzo Polo: insieme avevano preso il 7,8% alle politiche, ora separati valgono l’1% in meno. Se forse assieme potevano rappresentare una qualche alternativa moderata a Forza Italia, separati fanno fatica a sopravvivere. Il primo banco di prova sono le europee del 2024 dove c’è la ghigliottina del 4%. Per l’onesta intellettuale, pur non condividendone gran parte delle idee, io penso che Calenda sia il meno peggio. Mentre su Renzi ho una pessima opinione e faccio fatica a capire quelli che lo votano. Si tratta di un evidente culto della personalità che nulla a che fare con le idee politiche, la capacità e la credibilità del partito (Italia Viva).

Se facciamo una veloce valutazione della forza delle coalizioni rispetto sempre alle politiche il CDX guadagna 2 punti principalmente per merito di FDI. Mentre il CSX perde solo uno 0,5 (ricordiamo che il risultato delle politiche era già molto modesto). Vedendo i grafici FDI e quindi il CDX  sembra prendere voti dal terzo polo (-1%) e dagli “altri” (-1.4%) dove in mezzo ci sono formazioni di estrema destra come Italexit che sono praticamente già sciolte.

Possiamo dire quindi una situazione di sostanziale “stabilità” che potrebbe venire però alterata da fatti e contingenze al momento non prevedibili. Come ad esempio l’emergere di nuovi movimenti o nuovi leader, oppure l’aggravarsi repentino di situazioni sociali. Oppure ancora eventi internazionali con forte impatto interno.
Ricordiamo peraltro che più istituti di ricerca hanno rilevato che circa un terzo dell’elettorato italiano è “mobile”. Ovvero disponibile a cambiare rapidamente voto, anche passando da uno schieramento all’altro. Inoltre consideriamo che la quota di indecisi/non votanti è attorno al 40% che è una percentuale molto alta. Basta che vada a votare anche solo il 20% di questi 15 milioni di elettori per cambiare completamente gli equilibri.

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