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Published on Giugno 18th, 2021 | by Redazione MG News

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PD nella palude

Come sta il PD a 3 mesi dal cambio segretario ? Dopo qualche entusiasmo iniziale sembra entrato in una spirale di “quotidianità” molto pericolosa. Intanto aumentano le correnti interne e dal Governo Draghi c’è poco da guadagnare.

Che il PD sia in crisi è un ritornello che ci sentiamo dire da anni. Ma il problema non è la crisi che è una parola che ha nel suo etimo il concetto di valutare, scegliere, quindi una spinta al cambiamento e alla ripartenza. La questione è che da molto tempo ormai non si vede uscire da queste crisi un’idea nuova di partito (o di movimento).

Il panorama politico già disgregato e scarsamente attraente per i cittadini , è a mio avviso letteralmente imploso con la crisi del Governo Conte 2 e la nascita del Governo Draghi.

Si è trattato di un’autentica sconfitta per il sistema politico italiano, con la nostra democrazia commissariata dall’uomo dell’ Europa. In nessun altro paese europeo si è dovuti ricorrere ad un Governo di “salvezza nazionale” pur in quest’ultimo periodo pandemico.

Dopo aver tentato di rimettere in pista alcune battaglie civili del PD come ad esempio lo Jus Soli oppure il sostegno alla Legge Zan, Letta sembra abbastanza incartato.

  • Con l’avvento di Conte a capo del M5S, quest’ ultimo è diventato più un competitor di voti moderati che un possibile partner di Governo
  • Le scelte forti di politica economica (e quindi politiche) le ha fatte Draghi con il suo ristretto entourage di Ministri e tecnici “amici” e il PD non ha contato granchè
  • Ne è un chiaro esempio la parte ambientale del Recovery Plan che ogni giorno che passa si rivela sempre meno green e sempre più “black”. Vedi ad esempio la proroga della trivellazioni
  • La proposta della dote ai 18enni è stata portata avanti in modo troppo flebile e si è fermata subito davanti all’alzata di scudi del solito demagogo Salvini.
  • Per questo ed altri motivi sta crescendo il malcontento all’interno del partito, si legga a titolo di esempio le prese di posizione sui tecnici scelti per valutare il Recovery Plan.

Da quello che si sente dire, la base del PD non sembra particolarmente motivata nei confronti del nuovo corso del partito. E il primo segnale viene dalla bassissima affluenza per le primarie del candidato sindaco a Torino.

Ma cosa dovrebbe fare Letta per dare una scrollata al suo partito e rimescolare un po’ le carte in tavola ?

Ci sono alcune emergenze epocali sulle quali il PD potrebbe/dovrebbe differenziarsi dalla brutta maggioranza nella quale si trova ad annaspare.

  • L’ emergenza ambientale: visto quanto detto sopra sul Recovery Plan, servono proposte più coraggiose e radicali, ed un maggiore avvicinamento ai tanti movimenti spontanei soprattutto di giovani (Fridays for future è solo un esempio)
  • La questione sociale: si avvicina un periodo molto critico con la fine del divieto di licenziare. Ci sono molte aziende che già si preparano a chiudere o – con qualche pretesto – a delocalizzare. Settori con pesante sfruttamento dei lavoratori in cui urge solidarietà diretta e interventi del Governo (oltre all’agricoltura e all’edilizia, i nuovi sfruttati della logistica). Presa di posizione netta del PD su questi temi, anche con azioni a sostegno dei lavoratori.
  • La questione dell’immigrazione: prendere con forza le redini di questo tema e capovolgerne la logica. Non respingiamo gli immigrati ma facciamo del nostro meglio per accoglierli e convincerli a restare in Italia. Ormai si levano molte voci anche dal mondo imprenditoriale che capiscono che senza immigrati le loro attività si fermano. Mai come in questo caso si deve trasformare un problema in un’opportunità. Facciamo accordi con i paesi di origine per indirizzare i flussi (come avveniva fino a qualche anno fa), moltiplichiamo i corridoi umanitari come quelli messi in piedi dalla Caritas. E formiamo e diamo un alloggio a queste persone. Oltre che un atto di civiltà e di umanità è un investimento per il futuro delle nostre industrie, dei servizi agli anziani, delle pensioni
  • L’emergenza demografica: servono politiche più coraggiose a sostegno dei giovani e delle famiglie. L’assegno unico è solo un inizio. Mutui a tasso zero garantiti dallo stato per le giovani coppie, asili nido a rette ridotte, garanzia di buona occupazione ( e di un giusto salario) per i nostri giovani costretti ad anni ed anni precariato o a scappare all’estero.

Su un programma concreto e coraggioso serve poi uno sforzo per allargare al massimo l’area politica. Cercare di aggregare tutte le forze progressiste ed i movimenti civici presenti dentro e fuori dal parlamento e creare una forza unica. E la moderazione in questo periodo non serve; meglio perdere un po’ di voti dalla borghesia dei Parioli che alienarsi le simpatie ed il consenso di tanti giovani (e meno giovani) che oggi proprio non votano perchè non si sentono rappresentati.

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