Ditelavostra Elly Schlein

Published on Gennaio 16th, 2023 | by Redazione MG News

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Schlein e Bonaccini continua il tafazzismo del PD

E’ tanto che non ci occupiamo dalla situazione del PD. Non ci siamo sentiti di infierire sulle sorti di un partito in evidente difficoltà, la cui sopravvivenza è in discussione . Ma c’è una questione che ci incuriosisce parecchio e di cui, mi risulta, non si sia occupato finora nessuno.

Proviamo a porre la questione in termini positivi. Immaginiamo un partito in difficoltà, ingabbiato in logiche di corrente ormai fuori dal tempo, che ha perso l’aggancio con la realtà ed il territorio, soprattutto da parte del suo gruppo dirigente. E immaginiamo che in un panorama di politici ormai sputtanati o se va bene logori, ci siano alcune forze vitali, impersonate da soggetti che hanno personalità e esperienza politica (senza essere già sputtanati).
Le forze vitali in questione sono, da un parte, un gruppo significativo di amministratori locali del PD che hanno ben operato sia sotto il periodo della pandemia, sia in precedenza con pragmatismo e attenzione alla situazione sociale. E dall’altra parte un gruppo di giovani (e meno giovani) molto attenti e sensibili alle tematiche ambientali e ai diritti civili.

Ecco queste due “anime” ancora buone e spendibili del PD sono ben rappresentate da Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. Che fatalità vuole abbiano governato assieme per più di due anni nella regione Emilia Romagna, ottenendo dei risultati buoni, anche nell’opinione di personalità “terze”.
Poichè è ormai chiaro a tutti che per poter rilanciare un partito come il PD serve una gestione collegiale, è ormai accettata l’idea che il futuro segretario sia circondato da un gruppo di collaboratori molto stretti. In primis un alter ego, componendo quello che con un brutto inglesismo viene chiamato “ticket”.

A questo punto il buon senso, un minimo di visione strategica e anche una sensibilità verso l’unità del partito avrebbe suggerito per la segreteria la presentazione del ticket Bonaccini-Schlein. Questo avrebbe avuto un’ ottima possibilità di vincere, avrebbe probabilmente messo d’accordo molte delle diverse anime di cui si compone il PD e avrebbe dato a iscritti e simpatizzanti l’idea che il partito finalmente vuole girare pagina.

Invece con un autolesionismo che ormai caratterizza la storia recente e non del partito, i due si sono presentati con due candidature contrapposte. Non solo ma hanno cominciato in maniera più o meno palese a farsi una guerra piuttosto feroce. Anche su questioni che sono oggettivamente marginali e che non interessano a nessuno, se non i vertici del PD. Per le primarie è opportuno o no votare online ? Invece di affrontare questo tema all’interno della dirigenza, risolvendolo in silenzio, come si fa in tutte le organizzazioni che affrontano problemi di questo tipo, si è sbandierata la questione all’esterno dando una pessima immagine di un partito che litiga anche sulle cazzate.
E gli elettori stanno ormai punendo da mesi questa perenne bagarre con dei sondaggi che vedono ormai il partito lontanissimo da FDI e ben al di sotto del Movimento 5 Stelle. Solo un dato per capire che cosa è successo in meno di 5 mesi (*):

Fine luglio (appena caduto Draghi): PD: 22,8% – FDI: 23,8% – M5S: 10,1%
Fine dicembre: PD: 15,9%  – FDI: 30,6% – M5S: 17,2%
E le prime rilevazioni di gennaio confermano e accentuano questo trend.

Chissà cosa riescono ad inventarsi nel PD da qui al congresso per mettersi ancora in cattiva luce presso gli elettori ? Quale prossima martellata nei coglioni si assesterà il gruppo dirigente ?

(*) Fonte: supermedia Youtrend

 

 

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