Ditelavostra

Published on Gennaio 9th, 2023 | by Redazione MG News

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Offerta congrua? No grazie

La nostra tesi che il Governo Meloni sia del tipo “Vorrei ma non posso“, sia affetto da “Invidia del pene politico (di Draghi)” e mostri a ogni piè sospinto la sua incapacità/incompetenza, è supportata dall’ultima brutta figura rimediata con il reddito di cittadinanza a proposito della famosa “Offerta di lavoro congrua”
Non ci avventuriamo qui in lunghe dissertazioni se il reddito di cittadinanza sia utile o meno, se bisogna tenerlo così com’è, se bisogna eliminarlo, riformarlo, etc. Molto più pragmaticamente vogliamo parlare di una questione che sembra essere di carattere “giuridico-filosofico” ma che in realtà ha un grosso impatto sugli attuali e potenziali percettori.

Si tratta della cd “Offerta congrua” di lavoro. L’intenzione dichiarata a più riprese dal Governo era quella di eliminare l’aggettivo “congrua” dal testo della legge, in modo da mettere in difficoltà molte persone che percepiscono il sussidio. Spiegato in soldoni quando un percettore riceve un’offerta di lavoro dai centri per l’impiego in teoria oggi deve accettarla qualunque sia e ovunque sia il luogo di lavoro, pena la perdita del sussidio. Per fare un’esempio banale se io sono un manovale di Siracusa disoccupato e mi offrono un posto di aiuto barbiere a Udine lo devo accettare, altrimenti perdo il sussidio.
E’ del tutto evidente che questo pone il percettore di fronte ad un “ricatto”: o accetti a qualunque condizione, anche economicamente sconveniente, professionalmente starata e umanamente costosa oppure…ti attacchi. Questo significa nella migliore delle ipotesi spingere il disoccupato a cercarsi lavoretti saltuari magari sottopagati in nero. Oppure gettarlo nello sconforto della povertà, come sta già accadendo per centinaia di migliaia di persone, anche nella ricca Milano.
Sono recenti le cronache che narrano di migliaia e migliaia di persone in fila alle mense dei poveri, ormai non più limitati ai clochard, agli immigrati senza lavoro ma anche a molte famiglie o anziani soli cui lo stipendio/pensione non basta a far fronte alle spese correnti, anche a causa dell’aumento delle bollette.

Dunque il Governo nella nuova finanziaria ha messo tutta una serie di paletti al Reddito di cittadinanza con l’obiettivo di abolirlo entro l’anno. Uno dei paletti più importante è appunto quello dell’ Offerta congrua.
Ebbene quello che si è scoperto andando a fondo sulla questione è che il criterio della congruità dell’offerta di fatto non è per nulla abolito. Infatti non è stato abolito l’art. 4 del D.L. n. 4/2019 (quello che istituisce il Reddito di cittadinanza, ndr). In particolare al comma 9 la legge stabilisce i requisiti per considerare “congrua” l’offerta di lavoro. Riportiamo qui sotto il comma.

Il concetto di offerta congrua era stato stabilito ai tempi del famoso (o famigerato a seconda dei punti di vista) Jobs Act di renziana memoria. Uno dei decreti attuativi (d.lgs. n. 150/2015) stabiliva appunto il concetto e alcuni paletti definitori, come ad esempio la coerenza con le precedenti esperienze lavorative, la distanza dal luogo di lavoro, etc. E anche questo è vigente.

Quindi ? Quindi nulla cambia per i percettori riguardo l’offerta di lavoro (molto eventuale peraltro vista l’inefficienza cronica dei Centri per l’impiego). Ma tutto cambia dopo luglio, quando cioè cesserà l’erogazione del RDC. Da cosa verrà sostituita ? Che sostegno avranno 600.000 persone che stando ai calcoli fatti dagli esperti perderebbero il diritto a percepirlo? Sono tutte domande inquietanti, stante l’incapacità anche di tipo tecnico-legislativo che questo Governo Meloni sta dimostrando.

 

 

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