Ditelavostra

Published on Luglio 25th, 2023 | by Redazione MG News

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Vox flop, Meloni addio manie di grandezza europee?

Retromarce e figure di merda questo Governo ne ha fatte tante dal suo insediamento. Per promemoria si può leggere ad esempio qualcosa sul famoso tetto al POS, oppure sulle mirabolanti riforme costituzionali, o sulle non brillanti figure in Europa. Ma uno stop così grosso alle ambizioni politiche europee della Meloni merita un articolo

Il disegno politico della Meloni in Europa è stato chiaro fin da subito. Anzi lo era ben prima della nascita del Governo ad ottobre dello scorso anno. Portare il gruppo Conservatore europeo – di cui lei è la Presidente – a vincere (o a ottenere un brillante risultato) alle elezioni europee del prossimo anno e – alleandosi con il PPE cambiare la maggioranza che governa in Europa.
Da sempre amica del leader nazionalista e oscurantista polacco, del razzista e amico di Putin Orban (anche se non fa parte dei Conservatori europei), la Meloni ha sempre condiviso le politiche xenofobe e culturalmente arretrate di questi suoi alleati. Ma il suo vero ” figliolo prediletto”, colui per il quale si è spesa a più riprese per supportarlo è Santiago Abascal, il leader di Vox partito spagnolo ultraconservatore con nostalgie franchiste. Ed è proprio sulla affermazione di Vox che Meloni conta per poter portare avanti questa linea politica in Europa. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, butta male per la nostra Giorgia.

Infatti alle recenti elezioni politiche tenutesi in Spagna il partito di Abascal non solo non ha avuto una grande affermazione, come sperava la Meloni, ma ha addirittura perso voti in favore dei moderati del Partito Popolare. Mentre il Partito Socialista che doveva subire una debacle in realtà ha tenuto egregiamente.

Questa è veramente una brutta botta per la Meloni. Infatti – Polonia a parte in cui tra l’altro la vittoria degli ultra conservatori non è scontata – gli altri partiti conservatori fanno parte di Nazioni piccole che pesano poco sul voto europeo. L’unico altro grande Paese che poteva unirsi al carro conservatore era proprio la Spagna. Ma è andata malissimo.

Per complicare la vita alla nostra Mariarosa invidiosa, lei non può fare conto sull’altro gruppo di estrema destra presente al parlamento europeo, Identità e Democrazia. Per molti motivi, di cui i principali sono:

  • Si tratta di un gruppo composto da partiti ultranazionalisti, xenofobi e fin qui ci siamo con FdI. Ma anche fortemente anti-europeisti e con posizioni sulla guerra Russa-Ucraina non proprio cristalline. E qui ci siamo molto meno visto il profilo europeista e atlantista che ha assunto la Meloni
  • Alcuni dei partiti che compongono questo raggruppamento sono “indigeribili” per i partiti più grandi ed in particolar modo mi riferisco ai neo-nazisti tedeschi di AFD e al partito estremista di destra francese Fronte National della Le Pen. Il partito popolare ha a più riprese affermato di non voler avere nulla a che fare con queste formazioni
  • Uno dei leader di Identità e Democrazia – seppure in netto ribasso –  è Salvini. E’ noto che sussiste una fortissima rivalità tra lui e la Meloni, malcelata a livello nazionale per questioni di “sopravvivenza” politica ma nettissima a livello europeo. E’ evidente che Salvini farà una campagna elettorale (la sta già facendo in realtà) per differenziarsi dalla Meloni, esacerbando alcuni temi come la xenofobia, l’anti-europeismo, il negazionismo climatico e la vicinanza alla Russia che certamente non favoriranno l’avvicinamento ai conservatori e tantomeno ai popolari.

Vi è poi un elemento di scenario politico che riguarda la Spagna, ma che potrebbe rappresentare un modello anche per altre democrazie, che può mettere in un angolo la Meloni e le sue ambizioni. Ed è la concreta possibilità che si realizzi una “grossa coalizione” tra popolari e socialisti. Non ci sarebbe nulla da stupirsi. Anzi. In un momento in cui le maggioranze tradizionali sono “traballanti”, gli elettorati divisi e polarizzati e la situazione soprattutto per quanto riguarda il clima, di emergenza quotidiana, la necessità di uno sforzo nazionale unitario è fondamentale.
Questa prospettiva – proiettata a livello europeo – rende ancora più fattibile e attuale una larga maggioranza come quella che ha permesso la elezione di Ursula Von del Layen a Presidente della Commissione (ribattezzata dai media “maggioranza Ursula“)

Se in Spagna le cose si muovessero in questa direzione, la prospettiva di una corsa verso il successo europeo della Meloni diventerebbe una chimera.

 

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